Luca Panichi e lo sport per viver bene

Venerdì 20 maggio, alcune classi del Liceo sportivo dell’IIS “Q. Sella”, hanno incontrato Luca Panichi che ha raccontato la sua storia e spiegato il significato che lo sport riveste per lui.

Luca, fin dall’infanzia, ha coltivato il suo amore per il ciclismo, passione condivisa dalla famiglia. Ha iniziato a gareggiare a otto anni ed è sempre riuscito a conciliare lo sport e con la scuola:  grazie a un impegno costante, era in grado di praticare l’attività  che amava  e contemporaneamente di ottenere buoni risultati a scuola. Dopo l’allenamento, ricorda, lo studio era più efficace, essendo lui più motivato a stare sui libri dopo aver praticato qualcosa che gli procurava gratificazione. Per la sua passione era pronto a sacrificare molte cose, come le serate fino a tarda notte con gli amici. Fatica e impegno non erano per lui un sacrificio, ma una passione continuamente alimentata. Ancora oggi ritiene che non sia corretto parlare di sport come sacrificio, perché giudicarlo tale può portare, nel momento in cui non si riescono a raggiungere determinati obiettivi, al suo abbandono: questo accade proprio quando la percezione di un proprio limite diventa  sconforto e depressione invece che uno stimolo per puntare sempre più in alto.

Praticare uno sport ti dà la forza per affrontare le sfide della vita; lo sport diventa, così, uno strumento di crescita perché oltre a sviluppare la forma fisica “allena” l’aspetto umano: determina la maturazione della mente, grazie alla quale è possibile lottare con più grinta di altri che si darebbero subito per vinti.

È, infatti, grazie allo sport che Luca, dopo l’incidente, non ha mai smesso di lottare. Il 18 luglio del 1994 stava gareggiando in una scalata, quando si scontrò con una macchina che procedeva in senso opposto e che non era stata fermata da chi era preposto al controllo del percorso. Paradossalmente fu proprio grazie alla velocità della sua pedalata – sebbene il tratto fosse in salita, aveva una media di ventisei chilometri orari –  che riuscì a salvarsi, evitando di rimaner schiacciato ma perdendo l’uso delle gambe a causa di una lesione a tre vertebre.

Nonostante un primo momento difficile passato in ospedale, Luca ha saputo  reagire con tenacia, proprio grazie alla sua natura di sportivo, che gli ha consentito di affrontare, con costanza e determinazione, il percorso di riabilitazione. In queste condizioni è èimportante non illudersi, ma non bisogna nemmeno abbattersi e crearsi blocchi mentali. A questo punto è  entrato in gioco lo sport, che per Luca ha fatto la differenza; proprio quella passione che brucia  gli ha dato la forza di credere ancora in se stesso e di inseguire i propri sogni.

Per questo motivo P

anichi non ha smesso di scalare: continua a farlo ma in carrozzina, spingendosi con la forza delle proprie braccia. Ciò richiede un allenamento impegnativo, ma per uno sportivo questo non è certo un problema, perché è lo strumento che permette di continuare a praticare quello sport per il quale Luca brucia ancora della stessa passione.

Panichi ha già partecipato a diverse scalate e quest’anno affronterà quella che da Biella conduce adOropa, il 20 maggio prima dell’arrivo della tappa del Giro d’Italia; lo farà anche  per continuare a sentirsi ciclista e per mantenere il contatto con il suo ambiente. Il suo obiettivo, comunque,  è  quello di arrivare in cima in quattro ore e mezza.

Il sostegno che riceve dagli amici e dai tifosi durante le scalate lo aiutano a superare le sue difficoltà e a  puntare a fare sempre meglio; chiunque voglia seguirlo e sostenerlo in questa occasione biellese è invitato ad accompagnarlo: la partenza è prevista alle ore nove da piazza Martiri e l’arrivo ad Oropa è stimato per l’una e mezza .

Luca ci ha insegnato che lo sport, quindi, non è solo una competizione, una gara per decretare il migliore, ma è un mezzo per vivere bene, sempre.

 

Arianna Toeschi 3^C Liceo Scientifico delle Scienze Applicate