Scout in quarantena

Stiamo vivendo un periodo particolare, una quarantena causata da un virus ormai diffuso in tutto il mondo: chi se lo sarebbe mai aspettato di ritrovarsi a casa da un giorno all’altro?

Sono sempre stata una persona attiva e intraprendente e devo dire che ho mantenuto quasi tutte le mie attività anche in isolamento, grazie ai social e alle piattaforme multimediali. L’unica attività cui sto rinunciando in modo più marcato è lo scoutismo.

Gli scout sono conosciuti per essere persone concrete che si adoperano per gli altri e che raggiungono i loro obiettivi in uscita tutti insieme, ma in questo periodo tutto ciò risulta impossibile. E allora ci siamo chiesti come avremmo potuto fare qualcosa da casa; ovviamente la prima risposta è stata la preghiera, dopotutto siamo un gruppo cattolico; ma ci sentivamo di poter fare anche altro, sicuramente meno importante e significativo, ma dovevamo farlo…

Così abbiamo ripreso i nostri impegni: venerdì 3 aprile, abbiamo organizzato una videoconferenza con l’avvocato Gianluca Susta, ex senatore e parlamentare europeo, per esplorare in modo più approfondito l’argomento Europa e a breve continueremo il percorso precedentemente intrapreso sulle donne, analizzando le figure femminili del Vecchio e del Nuovo Testamento, in preparazione alla cerimonia dell’Incoronazione della Madonna d’Oropa il 30 agosto prossimo.

Non dimentichiamoci, poi, che gli scout “sorridono e cantano anche nei momenti di difficoltà” (ottavo punto della legge), allora alcuni di noi hanno creato un gioco, relativo al progetto europeo che stiamo svolgendo. Il clan (la fase del percorso scout dai 17 ai 21 anni) è stato diviso in quattro gruppi, ognuno  dei quali deve occuparsi di ricostruire una città che è stata distrutta, Roma, Copenaghen, Berlino e Parigi; per farlo, però, bisogna fare qualcosa di concreto: ad esempio, per costruire una panetteria bisogna fare il pane in casa e poi inviarne la foto; per costruire una banca è necessario effettuare un bonifico alla Protezione civile; per la palestra svolgere attività sportiva e consigliare alcuni esercizi ai compagni; per la biblioteca o l’università scrivere un articolo o recensire un libro o un film e così via… Insomma non ci si annoia mai.

Non so dire come proseguirà il gioco, né il suo vero obiettivo, ma sono sicura che grazie a esso si consolideranno il sentimento di comunità, di vicinanza e il desiderio che tutto finisca presto per poter tornare a ridere e scherzare insieme, magari in una tenda, con addosso una camicia azzurra e quei pantaloncini di cui tanti ridono ma che ci rendono fieri e orgogliosi di essere quello che siamo.

Nicole Destro, IV F LSSA