Mondo della scuola e mondo del lavoro sono ormai strettamente connessi soprattutto dopo la riforma della “Buona Scuola” che prevede, per gli studenti di tutti i trienni, progetti di “alternanza scuola-lavoro”. In realtà, già precedentemente e indipendentemente dalla riforma, le scuole biellesi sono state coinvolte in attività svolte in collaborazione con l’Unione Industriale Biellese, di cui abbiamo avuto il piacere di intervistare il vicepresidente, ing. Ermanno Rondi.
– Iniziamo chiedendole di illustrare i compiti dell’UIB e in particolare le attività rivolte ai giovani e alla loro formazione.
Unione Industriale è sempre stata attenta alla formazione: è dalla scuola e dal livello di preparazione, sia sociale che tecnica, che si sarà raggiunto che nasceranno le nuove opportunità per il Territorio. In questo senso è alta l’attenzione a stimolare il dialogo tra scuola e lavoro favorendo momenti di conoscenza reciproci tra imprese, docenti e studenti. Con il Gruppo Giovani di UIB sono poi nate iniziative di particolare successo come BI-FUEL che ha coinvolto 45 studenti delle classi III dell’IIS Q. Sella e dal IIS E. Bona e permesso di comprendere il mondo del lavoro in un’ottica concreta, creativa e collaborativa, il Premio Biella Letteratura Industria, un concorso per gli studenti delle scuole medie superiori che sono invitati a realizzare un’opera legata al mondo del lavoro e gli Stage di Qualità, finalizzati a favorire l’inserimento in azienda di studenti residenti a Biella o che hanno studiato a Città Studi. Particolarmente conosciuto è poi il PMI Day promosso dal Gruppo Piccola Industria. Si è inoltre favorita la nascita dell’ITS TAM che sta creando nuovi tecnici particolarmente ricercati dalle Imprese, mentre a livello Universitario si sta operando con Città Studi per migliorare l’offerta didattica post diploma rendendola ancora più coerente con i caratteri distintivi del Biellese e gli stimoli che nascono dai cambiamenti del mercato come la digitalizzazione o Industria 4.0.
– Come rispondono le scuole alle vostre proposte? Ritiene che i due mondi (lavoro-scuola) si stiano avvicinando o c’è ancora tanto da fare?
C’è sempre molto da fare, non perché ci siano resistenze, ma perché dal dialogo scuola/impresa nascono idee ed opportunità nuove. Certamente questi due mondi sono stati per molto tempo distinti, anche se noi a Biella abbiamo sempre avuto un dialogo aperto e franco, ma la possibilità di conoscere più da vicino le imprese e per le imprese di apprendere modelli e problemi delle scuole è una grande opportunità per il Paese. L’Alternanza prevede un percorso di tre anni ed abbiamo ancora esperienze più vicine agli stages che a percorsi strutturati, ma cominciano ad esserci esperienze importanti nelle giusta direzione. È necessario lo stimolo di tutti, in primis degli studenti, che devono pretendere di avere il livello di formazione che i nuovi modelli scolastici propongono. Non possiamo accontentarci di questi primi risultati seppur confortanti rispetto a molte altre aree del Paese.
– Sempre in relazione alle vostre attività, come si approcciano gli studenti? Noi siamo a volte amareggiati dal sentirci definire apatici, disinteressati, poco tenaci; anche tra di noi c’è chi studia e lavora sodo per raggiungere buoni risultati. Lei come ci vede e come ci giudica?
Il futuro è vostro e nella mia azienda sono entrati diversi giovani laureati; ragazzi con stimoli forti, grande disponibilità e voglia di imparare. Come in tutte le cose ci sono sfaccettature diverse sull’interpretazione del futuro da parte dei giovani, molti fortunatamente la vivono come sfida e come stimolo per migliorare e migliorarsi; altri sono più passivi e danno colpe alla società, alla scuola ed alla famiglia; nessuno è scevro di colpe, ma io divido il mondo in tre categorie: quelli che creano i problemi, quelli che raccontano i problemi e quelli che cercano di risolverli. Ovviamente la mia speranza ed il mio augurio è che tutti si rendano conto che solo la terza opzione ci aiuterà a migliorare la nostra vita.
– Quindi, in un territorio come il nostro, che sta vivendo un momento di crisi ma anche di trasformazioni, quali sono, secondo lei, le opportunità professionali per un giovane alla fine del suo percorso di studi? Quali consigli si sente di darci?
Un consiglio su tutti: la curiosità. Se coltiverete la curiosità scoprirete nuovi mondi e nuove opprtunità. Vedrete i cambiamenti che questo Territorio sta cercando di fare e, se vi piaceranno, li coltiverete, se non vi piaceranno cercherete nuove strade, ma non sarete mai in un buoco nero senza sapere cosa fare. Le opprtunità di lavoro sono molte, certamente diverse dal passato dove i lavori si ripetevano uguali nel tempo. Oggi e sarà ancora di più domani, molti lavori sono nuovi, da inventare specialmente con i vostri occhi perché i nostri sono troppo intrisi di abitudini del passato e non riusciamo a vederli. Ad esempio l’e-commerce ha creato un mestiere di “descrittori di prodotti”: più uno di questi scrittori riesce a “raccontare” il prodotto più questo si vende e nelle società di vendita su web queste figure sono in crescita e preziose. E questo non è che un piccolissimo esempio di nuove figure
– Ritiene che i progetti di alternanza possano essere efficaci nell’avvicinare i ragazzi alle professioni e nell’orientarli verso scelte adeguate?
È certamente un grande passo in avanti necessario, ma non ancora sufficiente per dare un orientamento efficace a tutti. Come Confindustria Roma sto lavorando ad un progetto di orientamento che prevede di predisposrre ogni anno un’analisi sulle previsioni di domanda delle figure professionali note, informazioni ottenibili attraverso l’analisi dei dati contenuti in Excelsior, un data base delle Camere di Commercio, ma anche l’analisi delle nuove professioni che si affacciano al lavoro, e questo è ottenibili analizzando i big data presenti sulla rete desunti dalle più svariate ricerche di personale postate sul web. Tutto ciò va inoltre integrato con le competenze necessarie per i singoli percorsi professionali ed infine cone le caratteristiche delle persone più coerenti con queste competenze. In sintesi: conoscere le potenzialità degli sbocchi lavorativi, esistenti e futuri, le competenze necessarie e le caratteristiche adatte per queste competenze. Solo così affronteremo seriamente ed oggettivamente il problema dell’orientamento; a partire dalle media inferiori dove avvengono le prime importanti scelte.
-Grazie, ingegner Rondi, per la sua disponibilità e per la fiducia nei giovani che le sue riflessioni esprimono.
Alessio Guglielminotti Canun, V E LSSA