Le mie prime settimane a casa dopo un anno passato negli Stati Uniti, a Olympia la capitale dello Stato di Whashington, le ho passate a disfare le mie gigantesche valigie, piene di cose nuove, e a distrarmi dalla strana sensazione di essere tornata a casa, nella mia stanza.
Intanto, i miei familiari, i miei amici e poi ogni singola persona che incontravo dopo tanto tempo mi chiedevano insistentemente: “Com’è andata? Come si sta in America?”. Ma come si fa a riassumere un anno intero di avventure e di emozioni in una risposta?
Ancora oggi, il mio cuore ha un sobbalzo quando qualcuno mi interroga sulla mia esperienza. Avverto migliaia di pensieri che si affollano nella mente e che, spesso, non so esprimere con le parole. Mi ricordo tutte le volte in cui avrei voluto fermare il tempo in un attimo preciso: quando la mia “famiglia americana” e io eravamo intorno al falò acceso in montagna, con sorrisi sinceri stampati sul viso, o quando con la mia sister ascoltavo in macchina la musica a tutto volume e cantavo con una tazza di caffè americano in mano, o ancora quando io e i miei amici ci stendevamo sul prato del campo da football, dopo la partita, a guardare le stelle e a parlare di tutto. Mi ricordo tutti i primi hello detti con lo stomaco in gola e tutti gli ultimi goodbye con le lacrime agli occhi. Mi ricordo tutte le serate passate con gli altri exchange students a ridere, cantare e ballare per poi addormentarsi esausti ma felici, pensando che l’amicizia vera esiste.
E poi ci sono altre sensazioni che non si cancellano: rimanere senza parole davanti ai grattaceli di Seattle; emozionarsi e farsi piccoli di fronte all’immensità della foresta di Yellowstone; partecipare alla varietà di culture e tradizioni provenienti da tante parti del mondo; commuoversi quando la famiglia in cui sei stata accolta comincia a chiamarti “la nostra figlia italiana”, quella figlia che ora, oltretutto, capisce tutto quello che le viene detto in un’altra lingua! Tutto è stato semplicemente travolgente.
Il ritorno in Italia è stato un miscuglio di emozioni contrastanti. Sono stata triste perché ho dovuto lasciare la mia vita americana per tornare a quella italiana, ma ho provato una gioia incontenibile nel rivedere la mia famiglia e i miei amici che mi hanno accolta con il calore che si riserva a chi è stato via per tanto tempo. La scuola è stata un po’ dura all’inizio, ma ho ripreso bene e sto conseguendo ottimi risultati. Insomma, quest’anno all’estero mi ha veramente aperto gli occhi sul mondo e me lo ha mostrato da una prospettiva diversa. Non ho imparato solo una nuova lingua, ad autogestirmi, a cucinare piatti prima sconosciuti, a farmi la lavatrice da sola, ma anche a vivere pienamente tante esperienze e a essere un’ambasciatrice del mio Paese.
Quindi, come si può spiegare tutto in una frase sola?
E’ la sensazione, penso, che hanno provato anche gli altri “studenti in scambio” del mio Istituto che sono stati in Canada, USA, Namibia, India e Thailandia, grazie a Intercultura, Rotary e WEP, ed è la sensazione che auguro di vivere a quelli che si trovano oggi in USA, Canada, Brasile e Australia!