DIALOGO SCUOLA-FAMIGLIE SI PARTE: CON I RAGAZZI GIFTED

Biella, 7 febbraio. “Avere un quoziente intellettivo elevato non significa necessariamente possedere la garanzia del successo nella vita: questo è il primo pregiudizio da sfatare”. Dopo i saluti del Dirigente, professor Giovanni Marcianò, è con queste parole che la professoressa Zanetti, Associato di Psicologia dello sviluppo presso l’Università degli Studi di Pavia, nonchè Direttore del Laboratorio italiano di ricerca e intervento sullo sviluppo del potenziale del talento e della plusdotazione, ha aperto il conferenza-dibattito di mercoledì scorso, che ha fatto da apripista a una serie di incontri finalizzati a stimolare il dialogo tra la scuola e le famiglie.

L’ITIS ha voluto iniziare con la riflessione su un tema che appare marginale, ma che, in realtà, coinvolge circa l’8% degli studenti italiani che possiede un Q.I. superiore al valore di 120 (alunni ad alto potenziale intellettivo) o 129 (alunni plusdotati). 

Se in molti casi il potenziale è “dinamico”, per cui lo studente risulta brillante e richiede di essere sfidato con le opportune strategie, in tante altre situazioni l’allievo può manifestare difficoltà cui le famiglie e i docenti devono essere in grado di far fronte.

Ci sono, infatti, alunni plusdotati che raggiungono risultati soddisfacenti solo in alcune discipline; altri creativi, ma un po’ “fuori dagli schemi” e, talvolta, penalizzati nel loro percorso scolastico; ci sono i “sotterranei”, soprattutto le ragazze, che nascondono il loro potenziale, per sentirsi più “allineati” con la normalità e poi tutti quegli studenti che vanno avanti in autonomia, ma i cui genitori si sono sentiti ripetere dagli insegnanti il classico “potrebbe fare di più”; non è così raro nemmeno che questi allievi siano “doppiamente eccezionali” e che, quindi, abbinino alla loro intelligenza disturbi specifici dell’apprendimento, iperattività, deficit di attenzione; la letteratura medica riporta, infine, i casi di ragazzi gifted a rischio di drop out, (abbandonano la scuola perché troppo ripetitiva e noiosa…) e di devianza.

Come comportarsi, allora, con questi bambini e poi adolescenti che possono vivere una situazione di disarmonia, dovuta alla discrepanza tra capacità cognitive e capacità emotive, e che hanno difficoltà a stare in mezzo al gruppo, fino al punto, nei casi più estremi, di esserne bullizzati?

“Questi ragazzi devono essere riconosciuti e poi accompagnati dal necessario “nutrimento” che deve essere fornito dalla famiglia e da una scuola su misura, da una scuola che oggi ha gli strumenti per agire con interventi personalizzati”, ha chiarito la professoressa Zanetti.

“Sono tre le parole chiave che possono sintetizzare le strategie di intervento: benessere, inclusione, rete. Gli studenti hanno bisogno di stare bene in classe, di essere inclusi nella comunità dei loro coetanei, di essere aiutati e stimolati da docenti che collaborano con altri docenti attraverso reti tra istituti volte a sensibilizzare, informare e formare”, ha continuato la professoressa Fantino, Dirigente scolastica dell’I.C. “Centro Storico” di Moncalieri, Istituto capofila della Rete plusdotazione.  A quello della Preside ha fatto seguito l’intervento di una sua stretta collaboratrice,  

insegnante  di scuola primaria e psicoterapeuta che, partendo dalla sua esperienza sul campo,  ha sottolineato la necessità del coraggio nelle scelte didattiche e formative dei docenti che devono “differenziare per includere”. 

I numerosi interventi del pubblico presente  hanno dato senso all’auspicio del professor Marcianò: “L’ITIS è sempre stato un punto di incontro. Noi tutti, docenti, alunni e famiglie, dobbiamo poter individuare strumenti comuni per educare: possiamo farlo trovandoci insieme, come questa sera e in occasione delle prossime iniziative.”

L’esperienza si è, temporaneamente, conclusa giovedì mattina con un intervento della professoressa Zanetti su tre classi-pilota dell’ITIS con alunni gifted.