L’intervista ad Arianna Reniero

L’intervista ad Arianna Reniero, la nostra campionessa del mezzofondo

Avete mai provato a chiedere ad Arianna Reniero, studentessa della quinta Liceo Scientifico delle Scienze Applicate, cosa abbia rappresentato per lei la giornata del 18 ottobre scorso? Ebbene, se lo aveste fatto, avreste ricevuto la risposta gioiosa di una ragazza che è riuscita a raggiungere l’ennesimo importante traguardo della sua carriera sportiva: la mezzofondista allenata da Clelia Zola ha, infatti, conquistato il titolo di campionessa italiana della categoria juniores sui 5000 metri stabilendo l’ottimo tempo di 17’33”94.

L’intervista che segue ha lo scopo di scavare un po’ più a fondo non solo nella sua natura di sportiva, bensì anche in quella di giovane e brillante studentessa quale è.

Arianna, come e quando ti sei avvicinata al mondo dello sport? Cosa ti ha portata a scegliere proprio l’atletica?

Mi sono avvicinata allo sport grazie alle professoresse Azario e Repetto che mi avevano convinta a partecipare alla corsa campestre dei Campionati studenteschi. Poi mi avevano consigliato di provare qualche allenamento con le sorelle Mancino (all’epoca seguite dall’ex allenatore dell’Atletica Gaglianico); però, ho iniziato a prenderla più seriamente quando ha cominciato ad allenarmi Clelia.

Non posso quindi dire di averla scelta, l’atletica; mi è stata, piuttosto, suggerita e, visto che non so dire di no, ci ho provato ma, ad essere sincera, all’inizio non mi appassionava molto, anzi… Poi andando avanti e vedendo che portavo a casa dei risultati, ha iniziato a diventare molto più importante nella mia vita, quasi fondamentale per scaricare lo stress della scuola e di tutto il resto.

A proposito della scuola, tu sei una studentessa al quinto anno di liceo, come riesci a conciliare lo studio con lo sport?

Tutta organizzazione. L’atletica mi ha insegnato a ottimizzare il mio tempo perché mi alleno tutti i giorni. Tra una cosa e l’altra mi occupa come minimo 2 ore ogni giorno e alla settimana sono tante ore che altri sfruttano studiando.

Diciamo che cerco di fare del mio meglio per non perdere troppo tempo in cose ” futili” o che non sono abbastanza importanti… è una questione di priorità: scuola, atletica e poi tutto il resto.

Parlando della gara, qual è stata la preparazione che hai dovuto effettuare in vista di una competizione così importante? Quando è iniziata e quanto è stata condizionata dal periodo che stiamo vivendo a causa del Covid? 

Le basi per ogni competizione si mettono anno dopo anno, man mano che si accumula più esperienza, come dei mattoncini. Quest’anno la preparazione vera e propria, dedicata alla pista, è stata bloccata dal lockdown. Tra l’altro, in quel periodo si dovevano disputare i Campionati italiani di cross, su cui io e Clelia puntavamo molto, e poi sarebbe iniziata la stagione della pista che doveva concludersi con gli Italiani su pista a giugno.

La quarantena di marzo mi ha fatto perdere moltissimo, dal punto di vista aerobico ma soprattutto dal punto di vista mentale: ne sono uscita un po’ distrutta, con la voglia di mollare e qualche chilo in più.

L’estate è stata fondamentale. Non sono riuscita ad allenarmi benissimo nei mesi di giugno e di luglio, ma ad agosto  con gli altri compagni di  squadra sono andata a Sestriere per allenarmi in altura, efficace per il “fiato”. In quel periodo sono state fondamentali le mie compagne perché, veramente, la voglia di arrendersi era tanta.

Tornata a Biella, però, ho visto i benefici del mese in montagna e diciamo che sono tornata in me, ho ricominciato a correre forte e anche mentalmente sono tornata l’Arianna pre-lockdown.

A settembre sono ricominciate un po’ di gare, ho visto i primi risultati e  ho iniziato a lavorare in modo più specifico per gli Italiani di Modena: ripetute, mirate alla volata, al mantenimento di un determinato ritmo, ecc…

E oggi come pensi di aver affrontato la gara? Come la commenteresti?

La gara è andata come programmato: lo scopo era quello di farsi tirare fino alla fine. La cosa più difficile era, ovviamente, non “saltare” mentalmente, cercare di stare sempre attaccata alle ragazze davanti e seguire le loro mosse senza sbagliarne una. Diciamo che dovevo essere (e lo sono stata) la loro “ombra”: loro aumentavano, io aumentavo; loro rallentavano, io rallentavo.

Alla fine, è stata tutta una questione di testa perché fisicamente c’ero: bisognava solo rimanere concentrate e attente ai vari movimenti.

È stata una gara tattica, come succede molto spesso ai Campionati italiani, perché a nessuno interessa fare il personale, ci si gioca il titolo.

Nel complesso sia io sia Clelia siamo molto soddisfatte, cosa che succede davvero raramente, visto che sono super autocritica!

Cosa ti porti dietro da questa esperienza?

Questo titolo mi serviva, per darmi la motivazione e la forza per continuare e per fare sempre meglio. 

C’è da lavorare, perché alla fine in volata battuto la mia avversaria di poco e, quindi, magari la prossima volta sarà lei a battermi. Ma ora ho qualche consapevolezza in più: ho imparato a usare la testa, a stare vigile ed essere presente in gara e soprattutto so di valere di più… si può sempre fare meglio e una caratteristica degli sportivi è quella di non accontentarsi mai.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

 In teoria ora dovrei preparare gli Italiani di cross, il 22 novembre, ma non c’è nessuna certezza che saranno disputati, vista la situazione.

Quindi diciamo che l’obiettivo è prepararsi al meglio per la nuova stagione mettendo dentro tanti chilometri e tanta forza, il mio punto debole… (n.d.r..  a noi non sembra!)

Chiara Nicastro, V F LSSA