Non sono mai stato così preoccupato per le ragazze e i ragazzi del nostro territorio, un tappeto sotto il quale molti dei suoi 100mila abitanti nascondono la polvere di problematiche mai risolte: una altissima percentuale di suicidi e tossicodipendenti, di alcolisti e figli lasciati a se stessi, con l’alibi di una paghetta per il fine settimana. A dar man forte a questa cecità civile, è arrivato l’isolamento da Covid, l’innaturale solitudine adolescenziale, il far festa e lezioni col computer, il continuo sottovalutare gli “eterni problemi da ragazzini”.
I nostri figli – e non è solo un’ammissione negativa – sono diversi da padri e madri: sono meno forti, ma più svegli; meno spacconi, ma più sensibili. Il rapporto genitoriale è sempre più simile a un conflitto. Da questo nascono tragedie “inaspettate” (per i duri a comprendere) e “non credibili” (per chi non si è mai posto il problema di andare in fondo al loro essere e alle loro debolezze), le cui vittime sono sempre loro – i ragazzi – anche quando hanno il volto dei colpevoli.
Per la prima e forse per l’ultima volta, ho organizzato un progetto estivo post-scolastico per andare controtendenza, per dare una mano a chi ha dato un senso alla mia vita di insegnante.Non sarà un centro per adolescenti disadattati ma un lavorare insieme contro le paure; non si curerà nessuno, ma si creeranno forze e resistenze; non ci saranno lettini da ospedali, ma aria libera e creativa; non ci sarà un insegnante vecchio-stampo a seguire con rigore delle ricette da tempo ammuffite, ma chi conosce le debolezze, solo apparentemente insormontabili, e le capacità, che aspettano di scattare per una corsa verso la gioia di vivere, di creare stando bene insieme, senza perdere di vista la voglia di guardarsi negli occhi con la carezza di un sorriso.
Aspetto che anche i Comuni si rendano conto del pericolo generazionale e si diano da fare, ma con professionisti seri, qualificati e certificati, per affrontare il verme che mette in pericolo la mela dell’adolescenza. Non è tempo di giocare al teatro ma di teatro vero, civile e sociale, che insegni soprattutto a vivere meglio.
Il 10 giugno dovrò chiudere le iscrizioni e il 14 inizierò a camminare accanto a chi vuol fare di un mese, non il centro estivo da baby sitter dello svago, ma il centro benessere per potersi vedere e sentire meglio, soprattutto dentro.
Renato Iannì