A seguito dello svolgimento delle prove nazionali delle Olimpiadi di Biologia dell’8 maggio scorso, abbiamo intervistato il concorrente della nostra scuola, Francesco Stefano Aiazzone, che attualmente frequenta la 5 C ls.sa m, proponendogli domande sull’andamento e sull’esito della gara, condizionata dalle difficoltà dovute alla situazione pandemica. Francesco aveva già partecipato nel biennio alle fasi nazionali giungendo terzo e vincendo diversi premi, tra i quali la partecipazione a uno stage in Valle d’Aosta incentrato sulle Scienze della terra.
Ti aspettavi di ottenere questo risultato?
Speravo, innanzitutto, di arrivare alla fase nazionale: è sempre un grande traguardo anche se il risultato finale non è stato entusiasmante. Infatti, essendo già arrivato tra i primi due anni, fa qualsiasi risultato inferiore, anche se positivo, può sembrare un po’ deludente. In ogni caso mi sono impegnato per effettuare nuovamente una prestazione simile.
E’ presente un argomento principale nella prova? Se sì, qual era quello di quest’anno?
Non proprio, è presente un elenco degli argomenti possibili che però non sono legati a un singolo tema principale. In questi due anni, poi, c’è stata una focalizzazione sulla situazione pandemica, su virus e vaccini con una sezione di quesiti dedicata all’argomento.
Per rispondere ai quesiti basta conoscere gli argomenti o sono richiesti ragionamenti più o meno complessi?
No, la parte di ragionamento è richiesta e si rivela anche fondamentale; i quesiti che necessitano solo della teoria ci sono ma in numero abbastanza limitato e molto specifici. L’importante è conoscere gli argomenti, almeno in generale. Tornando ai ragionamenti, bisogna sapere interpretare schemi e immagini che possono, almeno in parte, compensare la teoria mancante. Ad esempio, quest’anno, ho incontrato una parte abbastanza difficile sulla propagazione dell’impulso nervoso che sono riuscito a risolvere perché avevo appena studiato l’argomento in classe, ma che comunque sarebbe stata affrontabile anche solo ragionando sui grafici e le immagini proposti.
Quanto bisogna prepararsi per la prova? Bastano le conoscenze che si ricevono dalle lezioni a scuola o bisogna prepararsi in maniera più approfondita?
La preparazione che si può ottenere a scuola è molto importante, ma non sufficiente per conseguire un’ottima posizione alle Olimpiadi per le quali è necessaria uno studio aggiuntivo alle conoscenze che si sviluppano normalmente in classe; spesso alcuni insegnanti pensano che siano sufficienti le conoscenze acquisite con il programma scolastico, iscrivendo alunni senza renderli coscienti che serve un’ulteriore preparazione. Prendere seriamente la prova è utile per ottenere un risultato soddisfacente; molto spesso, invece, capita di affrontare la prova più alla leggera, portandosi dietro diverse lacune e compromettendo la propria prestazione. Può essere utile anche vedere in anticipo come sono strutturate le prove, in modo da sapere, a grandi linee, ciò che si affronterà in gara.
Alcuni di questi argomenti approfonditi ti hanno appassionato particolarmente? Potrebbe essere questo, cioè appassionare su un nuovo argomento, uno degli scopi “secondari” dello svolgere questo tipo di gare?
Assolutamente, è lo scopo dichiarato di queste competizioni: fare appassionare a nuovi argomenti. Molti quesiti sono legati alla parte sperimentale, cioè al lavoro pratico in laboratorio che è l’attività che mi appassiona di più e che è legata a quello che vorrei fare in futuro. Anzi, mi hanno fatto cambiare idea sul percorso che penso di intraprendere dopo la maturità, ossia la ricerca; prima di partecipare a queste Olimpiadi ero più indirizzato verso un percorso relativo all’informatica o all’ingegneria. E’ la professoressa Faustini, la mia insegnante di Scienze del biennio, che mi ha fatto appassionare alla Biologia e che ha insistito perché partecipassi alle Olimpiadi, a cui ho aderito anche successivamente grazie alla mia attuale docente, la professoressa Soppeno; l’esperienza, poi, mi ha fatto apprezzare di più anche le Scienze della terra, che prima non consideravo tra i miei argomenti preferiti. Il tipo di studio che si deve svolgere per queste prove è ben diverso da quello in ambito scolastico, in cui si studia principalmente per la verifica e non per una motivazione personale, e che rende meno entusiasmante l’approccio ai nuovi temi. Comunque, l’argomento che ha attirato di più il mio interesse è sicuramente la Biologia molecolare per distacco, mentre Sistematica, che richiede principalmente uno studio mnemonico, è la disciplina che mi ha appassionato di meno.
Sappiamo che tu hai partecipato a questa gara anche negli anni scorsi: svolgere la prova a distanza ha cambiato le modalità di svolgimento della prova? È stato più facile o più difficile?
La situazione attuale ha cambiato totalmente le cose; la prova è diventata più corta, con una sezione di domande tematiche sulla pandemia e un quesito finale più complesso. Ovviamente la prova non si è più svolta in presenza; mi sono mancati molto la condivisione e il confronto, precedentemente e successivamente alla prova, con gli altri concorrenti. Da casa è quasi sembrata una normale verifica scolastica; è mancata l’atmosfera del luogo in cui si svolge la competizione: mi è dispiaciuto, insomma, non poter svolgere la prova nazionale in presenza. In una situazione normale c’è la possibilità di confrontarsi con ragazzi dagli interessi affini ai propri, provenienti da altre realtà e regioni, in un contesto molto diverso da quello scolastico quotidiano. Quest’anno è mancato un po’ il controllo sullo svolgimento “onesto” della prova da parte dei concorrenti, il che ha gettato un’ombra su queste Olimpiadi fatte a distanza.
La difficoltà aumenta passando da una fase all’altra della gara?
È complicato da quantificare; personalmente ho percepito un certo aumento di difficoltà nell’avanzare delle fasi, soprattutto con la prova pratica laboratoriale, svolta alla fase nazionale. Di quella internazionale non ho esperienza ma, da quel che ho sentito da altri concorrenti, si tratta di un insieme di prove pratiche, teoriche e a squadre.
C’è un premio per chi ottiene un buon risultato? Che tipo di premio è?
I primi classificati accedono alla fase internazionale; ci sono inoltre dei premi, che variano in base alla posizione raggiunta: ad esempio, ai primi classificati vengono consegnati dei testi, tra i quali ho ricevuto proprio quello di Scienze della terra che mi serviva per quest’anno, e vari gadget, come delle lenti di ingrandimento; il primo classificato, invece, ha ricevuto un microscopio di discreta qualità. Poi, per chi arriva nelle prime posizioni c’è la possibilità di partecipare a uno stage di più giorni sulle Scienze della terra o Biologia; io ho fatto il primo, in Valle d’Aosta, durante il quale abbiamo potuto svolgere numerose attività, come visitare la funivia Skyway sul Monte Bianco o l’osservatorio astronomico di San Barthelemy. Si è trattata di un’esperienza speciale, in cui ho potuto passare alcuni giorni con altri ragazzi provenienti da tutta Italia, di quelle che non capitano spesso nella vita e che ricorderò sempre felicemente.
Intervista e articolo a cura di
Edoardo Spataro e Pietro Zanacchi, 5°C LS.SA.M