Una volta almeno è capitato a tutti di avere una discussione con i propri genitori o figli per problemi di incomprensione.
Il conflitto generazionale viene definito come ciò che avviene quando una persona più anziana non comprende la più giovane e viceversa, a causa delle diverse opinioni, abitudini e comportamenti. Questo aspetto è molto comune dato che i tempi cambiano velocemente e i giovani di oggi sono radicalmente diversi da quelli di trenta/quaranta anni fa.
In questi anni è cambiato anche il modo di educare i propri figli e questo fattore incide pesantemente sui rapporti generazionali: un tempo l’educazione si fondava sull’autoritarismo del padre (ed eventualmente della madre), che ora è stato sostituito da permissivismo e iperprotezione che rendono i giovani perennemente non pronti a confrontarsi con il mondo esterno.
Anche la tecnologia è un’altra causa d’incomprensione tra le generazioni.
All’epoca della giovinezza dei nostri genitori ma ancor di più, a quella dei nostri nonni, la forma di tecnologia per comunicare era il telefono fisso, tramite il quale ci si poteva relazionare con l’interlocutore e poi si riagganciava, per sentirsi alla prossima occasione.
L’invenzione dei cellulari è, quindi, un elemento positivo per il progresso tecnologico e per l’umanità intera poiché permette la veloce comunicazione, ma diventa un elemento negativo per chi ne abusa. Molte volte si sentono i propri genitori dire: “Stai sempre al telefono!” oppure: “E’ per colpa del telefono se non studi”; spesso nascono agguerrite discussioni su tale argomento per i diversi punti di vista e ciò poi provoca fatalmente un allontanamento ulteriore fra le parti coinvolte.
Uno degli aspetti più dolorosi per la nuova generazione è la mancanza di lavoro, che non affliggeva, almeno in questi termini, le generazioni precedenti. Sempre ricollegandoci alla “raccolta” delle citazioni dei genitori, avremo, almeno una volta nella vita, sentito dire dai nostri che loro alla nostra età lavoravano già (!); in effetti, tanti erano i giovani come noi che non andavano a scuola perché erano già” immersi” nel mondo del lavoro.
Ora invece la maggior parte delle professioni richiede un diploma se non addirittura una laurea. Prima, aprire una propria attività non era considerata una cosa al di fuori del normale come lo è invece adesso per via delle tasse e dei rischi a cui va incontro un imprenditore. Si può quindi affermare che i sogni all’epoca erano un po’ più semplici da realizzare.
Le diversità tra le generazioni sono, quindi, molte ma è bene che si trovi una finestra di dialogo per confrontarsi e reciprocamente imparare.
Gaia Munari, 4°F LSSA