“Le follie sono le uniche cose che non si rimpiangono mai.”
– Oscar Wilde
Giacomo Savio è un ragazzo di Biella che ha frequentato la nostra scuola, non solo come studente, ma anche come professore; qualche settimana fa è uscito di casa con l’obiettivo di superare i propri limiti: vuole arrivare in Norvegia, fino a Capo Nord… pedalando!
Come le è venuta in mente l’idea di intraprendere questa pedalata fino al punto più settentrionale di Europa? E, soprattutto, perché proprio in inverno?
“Mi è sempre piaciuta l’idea di uscire di casa e di vedere il mondo con le mie gambe, senza utilizzare altra fonte di carburante che non sia la mia energia. Quindi, la bicicletta, che è un fiore all’occhiello dell’ingegneria umana, è perfetta per questo tipo di viaggi: non si inquina l’ambiente, fa del bene alla salute, si viaggia lentamente e si ha tempo di assaporare i cambiamenti nei posti visitati; in più, la fatica, che le fa da contorno, fa apprezzare molto di più ogni cosa, perché si è guadagnata con il sudore!
L’idea di andare a Capo Nord mi è venuta seguendo un ragazzo, Lorenzo Barone, che fece la tratta Italia-Capo Nord in inverno alcuni anni fa; affrontò poi altri viaggi estremi, sempre nella stagione fredda, come la traversata dell’Islanda o della Jakuzia e della Siberia.
A me il freddo piace, vado spesso nei laghi di montagna a fare i bagni ghiacciati. Non avevo mai pedalato al freddo e volevo provare l’esperienza; in più, sentivo che mi serviva un periodo per me, per stare da solo e riflettere su me stesso, e andare a Capo Nord in bici in inverno comprende tutte queste necessità. In ultimo, ma non meno importante, ho sempre voluto vedere l’aurora boreale e riuscire ad andarci senza l’aiuto di mezzi esterni che non siano la bici e le proprie gambe era un’idea che mi affascinava troppo!
Certo, ho un po’ di paura perché non so bene cosa aspettarmi, non ho mai pedalato né dormito in tenda a -20/-30 gradi… non so se riuscirò a portare a termine la mia impresa, ma cercherò di adattarmi con tutte le mie forze e fare più esperienza possibile!”
Ha sempre avuto la passione per la bicicletta o è nata più recentemente?
“Non l’ho sempre avuta: il primo viaggio in bici che feci fu da Biella in Portogallo, quando avevo 23 anni, passando per il Cammino di Santiago. All’inizio dovevo partire da solo, poi si aggiunse Pietro, un mio compagno di rugby con il quale legai in maniera molto forte. Insieme impiegammo 47 giorni ad arrivare a destinazione, percorrendo 3300 km!
Il primo viaggio non si dimentica mai ed è stato davvero magnifico arrivare fino a Finisterre (il punto in cui termina il cammino di Santiago) e bere una ‘cerveja’ sul faro, guardando un tramonto mozzafiato sull’Oceano Atlantico che rombava sotto di noi.
È stato magico… ce lo ricorderemo per tutta la vita!
L’ultimo viaggio in bici che ho fatto, invece, è stato questa estate: sono andato da Biella in Toscana ad un ritiro di meditazione di 10 giorni. Ho affrontato questa tratta da solo, poi sono arrivato a Firenze dove mi ha raggiunto un altro amico, Tommaso, e insieme ci siamo spostati a Piombino per andare fino in Sardegna. Arrivati ad Olbia, abbiamo percorso tutto il centro-nord dell’isola seguendo la costa e poi, spingendoci nell’entroterra, siamo andati a scalare la punta più alta della regione: Punta La Marmora. È stato un viaggio particolare perché ho avuto tanti problemi alla bici: ho bucato 7 volte, rotto il deragliatore, rotta la catena… Però, in qualche modo, grazie all’aiuto degli abitanti locali, sono sempre riuscito a sistemarla e a concludere il viaggio!”
Visto che la sua estrazione culturale è legata alle materie scientifiche, questo viaggio su due ruote deriva da una pura passione o è legato alla sua attività lavorativa?
“Direi che deriva dalla mia passione. Chi lo sa cosa riserva il futuro… Mi lascio il privilegio di essere aperto a tutte le possibilità e, se i viaggi in bici dovessero divenire una costante nella mia vita, perché non farlo diventare anche un lavoro? Portare le persone a scoprire la gioia di viaggiare lenti e con fatica, vedendo posti stupendi non battuti da turisti, sarebbe una idea fantastica… Non so se sarà questa la mia strada…!”
Non la preoccupa il senso di solitudine che potrebbe percepire durante il lungo viaggio?
“Sì, un po’ mi preoccupa, ma è anche uno dei motivi per cui ho deciso di intraprendere questo viaggio; la solitudine ti mette in contatto con te stesso, è dentro di te che puoi trovare tutte le risposte che cerchi, tutte le risorse di cui hai bisogno per realizzare quello che vuoi nella tua vita.
A me non dispiace stare da solo, mi piace molto meditare e stare in mezzo al verde e, a dire la verità, non mi sento mai davvero solo in mezzo alla Natura. Purtroppo, nella nostra vita frenetica di città ci prendiamo poco tempo per stare con noi stessi e, alla fine, spesso e volentieri, ci sentiamo soli anche se siamo in mezzo a tante persone. C’è una bella differenza tra il sapere stare bene con se stessi, godendo della propria solitudine, e il sentirsi soli. Secondo me, è una sfida che le nuove generazioni saranno chiamate ad affrontare: stare in mezzo alla Natura, meditare e restare in silenzio ad ascoltare il vento, un ruscello che gorgoglia, i suoni del bosco con gli uccelli e gli animali nascosti, sono tutti indizi che possono dare una risposta a questa ‘sfida contemporanea’.”
Che progetti ha per il futuro? Ha intenzione di continuare con le sue imprese su due ruote?
“Questa è una bella domanda… mi piacerebbe molto andare in Giappone in bicicletta, passando dal Medio Oriente, poi in Mongolia e in Cina! Però, ora come ora, la situazione geopolitica non è buona, tra Russia/Ucraina e Israele/Gaza il mondo sta passando un periodo molto buio…
Mi chiedo a cosa servano le istituzioni internazionali come l’ONU o la Comunità Europea se poi permettono a certi Stati di fare quello che vogliono in nome della guerra… Sono sempre i popoli e i più deboli a pagarne il prezzo maggiore.
Per cui, vista la situazione, non so se la destinazione Giappone sia raggiungile al momento.
In generale, a me non piace fare troppi programmi per il futuro e preferisco rimanere aperto e seguire quello che mi dice il cuore in quel momento. Magari inizierò un dottorato di ricerca all’estero oppure comincerò a lavorare a Biella.
Chi vivrà vedrà!
Per ora, penso solo ad andare a caccia dell’aurora, a vivere il momento presente e a concludere il viaggio (tornando tutto intero a casa)!