“Non devi mai dire che hai paura, piccola Samia. Mai. Altrimenti le cose di cui hai paura si credono grandi e pensano di poterti vincere.”
Recensione del romanzo “Non dirmi che hai paura” di Giuseppe Catozzella.
Quando neanche il mare è in grado di spegnere il coraggio, allora, in quel momento, si capisce che la morte non è la fine, ma l’inizio, in questo caso di Samia, che dev’essere portato a termine.
Giuseppe Catozzella nel 2014 decide di condividere la storia di Samia, una ragazza somala che, grazie alla sua determinazione, è riuscita ad arrivare alle olimpiadi di Pechino del 2008.
Samia è nata con la passione per la corsa; purtroppo, la povertà della sua famiglia e le condizioni politiche della Somalia hanno ostacolato il suo sogno.
Grazie all’aiuto del suo migliore amico Alì, improvvisatosi allenatore, e al sostegno della sua famiglia, Samia coltiva il suo talento che, col tempo, maturerà. In questo modo, realizza anche il sogno di portare libertà a tutte le donne musulmane.
Dall’addio forzato di Alì, inizia un serio percorso di costante duro lavoro che, unito alla sua passione, la aiuteranno ad affrontare le corse notturne nello stadio, usato come deposito di armi, i silenziosi tratti di strada per non farsi trovare e la paura inevitabile.
La vita di Samia non è assolutamente facile, ma, insieme a lei, crescono anche le sue ambizioni: il desiderio di partecipare alle olimpiadi di Londra è ormai l’unico obiettivo.
Il libro in questione usa un linguaggio semplice e diretto ed è in grado di trasmettere tutti i tipi di emozione della protagonista e dei personaggi. La storia di Samia è coinvolgente in ogni momento e la lettura è accompagnata da un grande senso di speranza, anche nelle situazioni più difficili.
L’autore ha dichiarato di aver ricevuto molte delle informazioni dalla sorella di Samia e ha volutamente attribuito grande importanza ad episodi significativi e commoventi; uno di questi è il paragone che Samia fa tra il suo aspetto e quello delle forti atlete che hanno gareggiato insieme a lei.
La ragazza non si arrende e partecipa nel 2012 alla competizione di Londra, conquistando l’ultima posizione e diventando un simbolo per tutte le donne.
Trovo che il racconto della storia di Samia debba essere letto da tutti, anche se può risultare a tratti pesante: oltre alla forza della protagonista, è evidente la sua consapevolezza del mondo circostante.