
Nell’era della continua connessione, dove la vita viene spesa maggiormente dietro degli schermi, un profondo stato emotivo invade sempre di più i giovani: la solitudine.
Secondo una recente indagine dell’Eurostat, infatti, il 13% degli italiani, dai 16 anni in poi, dichiara di non aver nessuno con cui parlare dei propri problemi. Dunque, nonostante la possibilità di connettersi con il mondo intero, il vuoto interiore di chi si sente isolato non si colma.
Molti adolescenti che provano solitudine trovano un senso di connessione o semplice compagnia in alcune figure pubbliche come youtuber o streamer sulla piattaforma Twitch. Questo perché le dirette offrono un’interazione in tempo reale e un senso di appartenenza a una comunità in cui si possono condividere pensieri e conversazioni. Spesso chi offre questo tipo di supporto lo fa perché, per primo, soffre per via della solitudine.
Ad esempio, TheRealMarzaa, noto streamer in Italia, alla domanda “Perché inizi a lavorare così tardi la sera?” risponde:
“Durante la notte c’è la maggior concentrazione di persone perché è il momento più triste per chi è solo, proprio come me, quindi lavoro fino a tardi. Parlo con voi e ci teniamo compagnia, stare da soli non è una cosa brutta, devi solo imparare ad apprezzare te stesso”.
A proposito di solitudine, anche LolloLacustre, gamer ventiquattrenne apprezzato maggiormente per i suoi contenuti sul videogioco Minecraft, ha dichiarato più volte di essersi sentito solo.
“Sono sempre stato solo, cercavo compagnia su Internet come voi. Con il tempo ho capito che non ero l’unico e ho cominciato ad apprezzarmi di più”.
Anche Grenbaud, streamer milanese, ha rivelato di aver passato più volte il Capodanno da solo, rassicurando tutti gli spettatori e assicurandosi di fornire la compagnia che lui non ha mai avuto.
Le parole più profonde, però, sono quelle di Tumblurr, soprannome di Gianmarco Tocco, in cui in un video su YouTube ha svelato di aver sofferto di depressione e solitudine.
“Parliamo con decine di persone al giorno ma è come se ogni parola scivolasse in un silenzio devastante. Sono triste da un po’, non ho voglia di vivere e le mie emozioni si riflettono in quello che faccio; dunque, è giusto, nonostante io sia introverso, parlarvene. Sono arrabbiato con me stesso perché non concepisco come sia possibile che non ci sia niente che mi dia tristezza, eppure, la sento molto forte. Provo a interessarmi a qualcosa ma non c’è modo.
Ho sempre avuto pochi amici e mi sono un po’ perso i momenti belli dell’adolescenza ma l’ho capito solo adesso. Questo lavoro mi ha costretto a stare da solo, a volte vorrei solo rimanere in mezzo alle persone, magari andare all’università, ma ogni volta do tutto quello che posso e poi non riesco a starci appresso, alla fine mollo tutto.
Siamo una generazione che vive maggiormente nella tristezza, a volte è più semplice gestire la solitudine che tante relazioni, ma io ci sono rimasto incastrato. Vengo mangiato dall’ansia e dallo sconforto e il mio corpo si blocca vedendo tutto brutto, vado avanti facendo cose che però non mi danno niente.
Mi crea rabbia stare così e mi dispiace che voi lo notiate, non voglio essere considerato debole, ma ve lo devo dire perché fate ormai parte della mia vita.
Sono convinto, però, che per qualcosa vivo, credo di avere un senso e che posso dare delle direzioni alla mia vita, anche se non ho un bel parere di me, non penso di essere troppo interessante… Per fortuna ci siete voi.
Ve lo volevo solo dire, grazie per avermi ascoltato”.
In conclusione, le testimonianze di figure pubbliche, che spesso condividono le proprie esperienze, sottolineano che questo sentimento è diffuso e che è normale cercare compagnia in comunità virtuali.
Le parole di Tumblurr evidenziano l’importanza di non sottovalutare lo stato emotivo di ognuno di noi e di promuovere l’ascolto e l’aiuto reciproco. È fondamentale riconoscere le proprie fragilità e incoraggiare la ricerca della serenità partendo prima di tutto da sé stessi, per costruire un futuro in cui la solitudine non sarà più silenziosa.