
Il Colosseo – Il Giubileo raccontato dai nostri studenti
Dal 25 al 27 aprile 2025 si è svolto a Roma il Giubileo degli Adolescenti. Da Biella, 400 ragazzi sono partiti alle 22 del 24 aprile e sono rientrati alle 2 di notte di lunedì 28 aprile. L’evento è stato ricco di appuntamenti, a partire dal passaggio sotto la Porta Santa a San Paolo fuori le mura il 25 aprile, fino alla messa in piazza San Pietro il 27.
Per me, partecipare al Giubileo degli Adolescenti è stata un’esperienza fantastica. Sono stati tre giorni intensi e carichi di emozioni, anche se piuttosto faticosi: la sera andavamo a dormire tardi e la mattina ci svegliavamo presto. Camminavamo spesso, sia per visitare la città sia per evitare di usare i mezzi di trasporto, considerata l’immensa quantità di persone presenti a Roma, dovuta sia al Giubileo sia ai funerali del Papa, ai quali non abbiamo potuto partecipare perché abbiamo svolto un’attività già prefissata nell’oratorio della parrocchia della Garbatella.
Essere stata a questo evento ha significato anche conoscere nuove persone e relazionarsi con loro. È proprio questo il fatto piacevole di un pellegrinaggio: confrontarsi con ragazzi e adulti conosciuti in quella situazione, condividere con loro le proprie idee ed esperienze la presenza di persone, il poter parlare con qualcuno e condividere le proprie idee ed esperienze.
È stata un’esperienza molto positiva anche se tutto non è stato come mi aspettavo: per esempio quando abbiamo partecipato alla funzione domenicale in piazza San Pietro la maggior parte dei gruppi della diocesi era in una via secondaria e i maxi schermi non erano abbastanza grandi per poter vedere la funzione, ma nonostante tutto per me è stato un momento importante di condivisione con tutto il gruppo. Sicuramente è stata un’esperienza che mi ha arricchito e che consiglierei agli altri di vivere.
Vorrei condividere altre due esperienze. La prima è di Emanuele Pera, un ragazzo della 3D LS.SA; lui racconta la sua esperienza così:
“Abbiamo concluso da poco il Giubileo degli Adolescenti. Parlo in prima persona perché, in qualche modo, ognuno di noi c’è stato: chi realmente, chi tramite i racconti altrui.
Non sono stati solo tre giorni, ma un viaggio, ricco di emozioni, ma anche di sacrifici e fatica, perché, in fondo, è proprio la difficoltà di scalare una vetta ciò che rende il paesaggio, una volta in cima, mozzafiato.
Ormai si suppone che noi giovani, noi adolescenti, non sappiamo più divertirci. Eppure, è in questi momenti che si riscopre l’essenza e la semplicità di cui siamo fatti: ci bastano due zaini e un pallone per trasformare una distesa verdeggiante in un campo da calcio, o due panchine e gli amici di sempre per intraprendere discorsi filosofici su chissà quale argomento.
Ecco, sono stati proprio loro, anche questa volta, l’emblema di questo straordinario momento: gli amici.
Non sono solo persone: sono compagni di avventura, sono compagni di speranza. Proprio come il tema del Giubileo, “Pellegrini di speranza”, rappresentano elementi preziosi nella vita di ognuno, che con una semplice mano sulla spalla ti consolano e ti fanno guardare avanti, verso l’orizzonte e, perché no, verso un futuro che, con loro accanto, appare più felice e spensierato.
Sicuramente ci sono stati momenti molto toccanti in questi giorni, ma è proprio grazie a loro se anche questa esperienza sarà portata da ognuno di noi, o perlomeno da me, nel cuore.
È stato un cammino, come detto in precedenza, sicuramente non in discesa, ma dal quale anche questa volta si è appreso molto, da cui si possono trarre molte conclusioni, e che ci ha spinti a uscire ancora una volta dalla nostra comfort zone.
Forse anche questo è un aspetto da approfondire: questi momenti, in cui vengono radunate tante persone sotto un unico spirito guida, ci permettono di uscire dai canoni odierni e mostrarci per ciò che siamo davvero, senza sentirci giudicati. Perché lì, in quei momenti, siamo tutti sulla stessa barca, a remare verso un’unica terra.
So bene di non aver citato chissà quali monumenti, o narrato di chissà quante bellezze viste, ma in fondo Roma la potrà vedere chiunque. Il Giubileo, invece, potrà viverlo davvero solo chi c’è stato o chi ci andrà.
Detto ciò, invito chiunque ne abbia la possibilità a incamminarsi verso queste esperienze, a provarci almeno, e a non precludersi questi fantastici eventi.
Ci tengo a lasciare un messaggio – anzi, una riflessione – sulla quale ancora mi sto interrogando. In un mondo in cui dell’amore adolescenziale si parla troppo poco, la frase è la seguente: “Amare vuol dire fare le cose di cui non abbiamo voglia”, ovviamente in favore dell’altro.
Con ciò, lascio a ognuno la libertà di riflettere su questo, sperando che, per almeno qualche minuto, ci si metta in discussione e si possa crescere tutti insieme.”
Un’altra esperienza che vorrei condividervi è quella di Yasmine Naji, una ragazza della 1B ITI, che, nonostante sia mussulmana, ha deciso di partecipare al Giubileo. Lei ha scritto così: “Questa esperienza è stata una delle più fantastiche della mia vita ho potuto imparare molte cose nuove e ho potuto imparare molto da questo Giubileo”.
Secondo me, è davvero valsa la pena partecipare al Giubileo: ho potuto visitare una città che non avevo mai visto, vivere un’esperienza diversa dalla quotidianità, ma soprattutto intessere nuove relazioni e rafforzare le amicizie. In fin dei conti, forse è proprio questo ciò che conta di più: l’amicizia.
Agnese Sauda












