Nella giornata di lunedì 14 ottobre, sono stati assegnati i premi individuali per il concorso: “Vite Migranti”, competizione organizzata dal Tavolo Migranti della Caritas di Biella, sul modello proposto ormai da svariati anni dal Centro Astalli di Roma.
Ben sei studenti dell’Itis di Biella sono risultati vincitori, in particolare Samuele Deriu, Ludovica Natrella, Mattia Borin, Emma Noor Labadi e Manuel Crepaldi hanno trionfato nella categoria riservata alla prosa, mentre Sebastiano Pavesi è stato unico premiato per quanto compete la produzione poetica.
Abbiamo posto qualche domanda ai vincitori, per avere qualche dettaglio in più sul concorso a cui hanno partecipato.
Ciao Emma, congratulazioni per la vittoria! Per iniziare questa intervista, vorremo chiederti qualcosa in più su questo concorso letterario.
Con la mia classe, la IV D LSS, ho partecipato a un concorso di scrittura, organizzato dal Centro Astalli e dal Tavolo Migranti di Biella, due associazioni che supportano i migranti nelle prime fasi dell’integrazione sociale.
La competizione prevedeva la scrittura di un racconto o di una poesia sul tema dell’immigrazione. Io ho scelto la prosa.
Oggi scrivere è sempre più difficile, perché sempre meno naturale, tu dove hai preso l’ispirazione?
Il mio racconto parla della storia di una famiglia che fugge dall’Algeria; è un racconto inventato, ma, in realtà, si basa su fatti reali, vissuti in prima persona proprio dai miei cari, infatti mio nonno ha combattuto contro il terrorismo algerino. Addirittura i luoghi descritti nel testo sono quelli che amavo frequentare da piccolina, quindi questa storia parla anche un po’ della mia famiglia.
Capiamo ora dove hai trovato quell’incisività che ti ha permesso di vincere. Ecco, parlaci della giornata della premiazione.
Sicuramente la parte più forte emotivamente è stata la lettura del mio testo: un’attrice, infatti, ha interpretato il mio scritto, donandogli con la voce una forza espressiva inimmaginabile. Poi non posso negare di essere felice per il premio ricevuo, ma la ricompensa più grande è stata sicuramente la soddisfazione dei miei genitori, quando hanno saputo il contenuto del mio scritto e il riconoscimento ricevuto.
Invece Samuele anche tu ti sei concentrato su una tua esperienza diretta?
Per essere sincero no, non ho preso ispirazione dalla mia storia personale, bensì dalle storie dei molti coetanei che si sono trovati in tali situazioni. Il mio intento era quello di far emergere nel modo più verosimile possibile come un adolescente potesse vivere l’emigrazione forzata. Per riuscirci ho tratto spunto dai libri letti e anche da alcune chiacchierate con giovani sopravvissuti al “viaggio”.
Penso che quanto tu abbia detto sia un ottimo messaggio per sponsorizzare la lettura. Chiediamo anche a te come ti sei sentito, quando hai sentito il tuo nome tra quello dei vincitori.
Per me è stata una grande emozione, non mi aspettavo di vincere e di ricevere così tanti complimenti da esperti nella scrittura. In più, oltre a questo premio morale, ho ricevuto un attestato che certifica la partecipazione al concorso che conserverò con molta cura.
Grazie Samuele. Passiamo ora alla parte legata alla poesia e a Sebastiano. Innanzitutto, vorremmo chiederti di spiegarci perché hai optato per la poesia.
Ho deciso di cimentarmi con la poesia poiché credo che sia la forma espressiva più incisiva: ritengo che con poche parole si possa trasmettere un concetto in maniera più diretta. Non che la prosa non riesca a toccare comunque nel profondo, ma un testo breve ha la capacità di rimanere in noi più a lungo.
Certamente la poesia riesce a toccare corde profonde, però non è facile sintetizzare una tematica tanto complessa in soli quattordici versi come hai fatto tu. Puoi dirci come ci sei riuscito? Quali sono stati i passaggi che ti hanno portato a scrivere il tuo “sonetto”?
Il tema dell’immigrazione mi ha colpito profondamente e mi ha spinto a soffermarmi sulle difficoltà e le tragedie che queste persone affrontano al solo scopo di cercare una vita migliore. Scrivere questa poesia è stato soprattutto un esercizio di riflessione su una realtà che spesso è distaccata da noi, distante, quasi un’eco in lontananza invece è attuale ed estremamente vicina.
Questa esperienza, così, mi ha dato la possibilità di confrontarmi direttamente con il tema e soprattutto con le emozioni nate in me dopo aver incontrato un ragazzo sopravvissuto al “viaggio”.
Grazie per questo tuo pensiero. Chiudiamo con un’ultima domanda: “Come è stato essere premiato e cosa ha significato per te ricevere questo riconoscimento?
Sicuramente, e lo dico senza falsa modestia, non mi aspettavo di vincere, è stata una sorpresa, ma mi ha fatto veramente piacere. Poi, riflettendoci a mente fredda, mi sono reso conto che questo premio mi permesso di capire quanto sia grande l’importanza della scrittura come strumento per sensibilizzare e per far sentire le voci di chi non può esprimersi. Anche noi possiamo aiutare queste persone, semplicemente con un foglio e una penna.