Il premio Nobel per la medicina, assegnato a partire dal 1901 grazie alle ultime volontà di Alfred Nobel, viene dato a chi ha scoperto qualcosa di “massimo beneficio per tutta l’umanità”, come dichiarato appunto nel suo testamento, e consiste in una somma di denaro, un certificato e una medaglia d’oro con l’effigie del suo inventore. È uno dei pochi Nobel che vengono conferiti dall’Istituto Karolinska (Università medica svedese), e non dall’Accademia reale svedese delle scienze, in seguito alla raccolta delle candidature, che vengono poi prese in considerazione da un comitato che sceglierà fino a un massimo di tre persone per disciplina.
Quest’anno il Nobel per la medicina è stato assegnato a Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi. Tutti e tre hanno il merito di aver conseguito scoperte sulla tolleranza immunitaria periferica, ossia hanno identificato le cellule T regolatorie e chiarito come controllano le altre cellule immunitarie, impedendo che esse attacchino l’organismo a cui appartengono.
Mary E. Brunkow lavora all’Institute for Systems Biology di Seattle (USA) e, insieme a Fred Ramsdell, consulente scientifico della Sonoma Biotherapeutics di San Francisco (USA), ha fatto ricerche importanti sulla genesi delle malattie autoimmuni, arrivando a diverse scoperte.
Nel 2001, grazie a un esperimento su una razza di topi con un gene mutato, sono arrivati alla conclusione che la mutazione del corrispondente gene negli umani provoca l’IPEX, sindrome che causa la disfunzione di alcune ghiandole endocrine dell’intestino e della cute.
Shimon Sakaguchi, Professore Emerito presso l’Immunology Frontier Research Center all’Università di Osaka in Giappone, dal 1995 conduce ricerche sulle cellule T regolatrici (Treg) grazie alle quali si è accorto che la tolleranza immunitaria non si sviluppa solamente a causa dell’eliminazione di cellule dannose da parte del timo, ma esiste una vera e propria classe di cellule che proteggono l’organismo dalle malattie autoimmuni.
Dopo anni, Sakaguchi è riuscito a collegare la sua ricerca con quella degli altri due scienziati ed è giunto alla conclusione che il gene individuato da questi controlla lo sviluppo delle cellule T e regola la tollerazione del nostro corpo ai nostri stessi tessuti.
Più in particolare, il gene FOXP3 controlla lo sviluppo di cellule T regolatrici, le quali impediscono alle altre cellule T (quelle che hanno azione difensiva) di attaccare erroneamente i tessuti. Il tessuto tumorale attrae un gran numero di cellule Treg, che lo proteggono dall’azione del sistema immunitario, rendendo complicata l’azione di debellamento del tessuto; nei trapianti avviene il contrario perché le cellule Treg non riconoscono l’organo e non si attaccano; dunque, il sistema immunitario agisce su di esso e causa il rigetto.
In conclusione, dopo queste scoperte, potremo lavorare meglio nel trattamento delle malattie autoimmuni, come la sclerosi multipla, ma anche nelle cure contro il cancro e nei trapianti, agendo sulla rimozione o sulla moltiplicazione di parte delle cellule Treg.
Clotilde Graglia