Il consiglio di un’amica, l’interminabile fila di persone in attesa, trepidanti e speranzose, il biglietto finalmente tra le mani, l’ultimo corridoio e, come per magia, quell’espressione di stupore e meraviglia appare sul mio giovane viso. Un vortice di emozioni mi rapisce, mi strappa dalla realtà portandomi con sé in un mondo senza tempo nel quale le molteplici sfumature di colore, insieme allo strabiliante potere delle parole danno vita alla bellezza. Ancora più meraviglioso è avere il grande onore di trasmettere queste sensazioni accompagnando per mano l’interessato visitatore, spiegandogli l’origine e lo scopo della mostra, incuriosendolo e facendolo immedesimare nelle sensazioni che hanno provato le persone raffigurate nei dipinti o nelle fotografie.
Inconsapevole di quanto significhi per me tutto questo, la mia insegnante di educazione fisica propose alla classe di fare da guida ai ragazzi che sarebbero venuti a visitare la mostra L’emancipazione femminile vista attraverso i Giochi Olimpici esposta nell’aula magna della nostra scuola. Una mostra volta a “evidenziare la fatica, la costanza, la passione, l’impegno e anche la ribellione nei confronti delle regole che le donne hanno combattuto e vinto” (Prof.ssa Adriana Balzarini). Un’occasione che ho prontamente colto con l’intenzione di mettere le mie energie e il mio tempo a disposizione di una buona causa, oltre al fatto che credo che ogni possibilità che la vita ci offre vada presa al volo. Tuttavia essa mi ha riservato un’inaspettata sorpresa: invece di essere un dare a senso unico, è stata un’esperienza condivisa. Ogni qualvolta che davo il benvenuto a un nuovo gruppo di ragazzi e iniziavo per l’ennesima volta a spiegare loro gli stessi pannelli, mi rendevo conto che sì, avrei accompagnato loro alla scoperta di grandi donne, e allo stesso tempo atlete, che hanno segnato la storia dello sport e dell’umanità, ma che quel percorso non sarebbe stato uguale a tutti i precedenti, in quanto lo vivevamo insieme, loro ed io. Alcune volte mi trovavo intenta ad attirare l’attenzione di alcuni allievi inizialmente poco interessati, in altre situazioni diventava un dialogo partecipato e coinvolgente, in altre ancora ho potuto imparare anch’io qualcosa di nuovo grazie agli interventi degli insegnanti delle relative classi in visita, esperti in specifiche discipline sportive. Dunque, una mostra che, grazie a un immenso e ammirabile lavoro di ricerca e di rielaborazione, ha saputo far emozionare molti allievi e, ogni volta in modo diverso, anche me stessa.
Ora è ripartita, si è rimessa in viaggio verso un’altra città e a noi non è rimasto il biglietto da riporre nello scrigno dei ricordi … ma, ancora più importante, abbiamo impresso nel cuore il sorriso determinato, i sacrifici e le vittorie di grandi donne che hanno compiuto grandi gesti, con la speranza che ce ne possano essere delle altre a rendere speciale il nostro futuro.
Ilaria Ubertino Rosso