“Nei panni dei rifugiati”
Il progetto del Centro Astalli in due classi dell’Istituto
Soumalia Diawara è un rifugiato politico proveniente dal Mali, poco più che trentenne. Oggi lavora a Roma come interprete e mediatore culturale, ma è anche un poeta: con la sensibilità di chi sa esprimere sentimenti e opinioni con le parole (in una lingua che oltretutto non è la sua originaria) è riuscito a catturare l’attenzione e a smuovere le emozioni dei ragazzi dell’IIS “Q. Sella” che la settimana scorsa l’hanno ospitato nelle loro classi.
L’incontro rientra nel progetto “Finestre-Nei panni dei rifugiati” portato dal Centro Astalli (Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia) nelle scuole italiane e realizzato all’IIS grazie all’interessamento della professoressa Paola Lanza e alla collaborazione dei docenti Monica Aguggia e Lucio Massa; l’iniziativa si propone di parlare ai giovani dei rifugiati, delle donne e degli uomini senza patria soprattutto attraverso il racconto crudo e diretto di chi ha vissuto l’esperienza della guerra, della fuga, dell’esilio ma anche dell’accoglienza e dell’integrazione.
Così Soumalia ha parlato della sua vita a Bamako, dove è nato nel 1988; dei suoi studi in Mali che lo hanno portato a conseguire una laurea in Scienze giuridiche; della sua militanza politica all’opposizione che gli ha consentito di viaggiare in tutto il mondo, ma poi lo ha costretto, per un’accusa ingiusta, ad abbandonare il suo Paese e a partire dalla Libia con un gommone, seguendo le rotte delle attuali migrazioni. Poi ha raccontato del suo salvataggio da parte di una nave della Marina Militare e del suo arrivo in Italia nel 2014, dove, attraverso un altro viaggio doloroso, fatto di permanenze in centri di accoglienza, di lavori sottopagati, di faticosi iter burocratici, ha ottenuto il diritto d’asilo e ha conseguito all’Università “La Sapienza” di Roma una specializzazione in Diritto privato internazionale.
Per questo, oggi abbina alla sua attività, svolta nell’ambito delle commissioni che esaminano le richieste dei profughi, quella di testimone del dramma dei rifugiati, che siamo abituati a guardare dall’esterno, dalle nostre tiepide case, quasi sempre, però, senza riuscire a entrare nei panni di chi lo ha vissuto davvero.
A giudicare dall’attenzione e dalla partecipazione degli studenti della IV C e della III F del Liceo delle Scienze applicate, un passo avanti, nella sensibilizzazione nei confronti di chi ha lasciato terra, casa e affetti a causa di guerre, persecuzioni e violazioni dei diritti fondamentali, è stato fatto.
L’incontro si è concluso con la lettura di alcune poesie di Soumalia, tratte dalle raccolte Sogni di un uomo e La nostra civiltà. Ora i ragazzi sono chiamati a mettere insieme le loro conoscenze e la loro fantasia per dare forma a un racconto mettendosi “nei panni dei rifugiati”.