Ciao dolce Paoletta.
E se…andarsene via fosse soltanto posare a terra un abito consunto dalle tante battaglie sostenute, per indossare un paio d’ali fatte di Luce?
E se… il tramonto si fondesse con l’aurora di un nuovo inizio in una tavolozza di colori pastello? E se…i giorni vissuti avessero tracciato orme preziose nel cuore degli altri?
E se…nelle tasche di quell’abito logoro restassero tutti i frammenti dei grandi dolori portati con coraggio e forza interiore, senza più averli con sè?
E se poi la leggerezza, lo stupore, la gioia e la bellezza della primavera perenne fossero un sentiero di felicità appena iniziato?
Ecco, cara Paola, ora puoi danzare nel vento caldo dell’Amore vero, con i tuoi genitori, con i colleghi già da tempo lassù, con gli angeli che ti prendono per mano, con la spensieratezza di cui hai vaga memoria.
Puoi camminare a piedi nudi sulle nuvole e giocare con i bambini che ti vengono incontro, puoi riposare la tua anima provata dalla sofferenza lacerante nel tuo corpo e nel tuo cuore.
Puoi rivestirti di Luce e tornare a sorridere! Il bene che hai saputo e voluto donare qui in terra sarà per te un dolcissimo profumo soave, una fragranza dall’aroma celeste, sprigionato dal tuo cuore.
Quando guarderai tutti noi dalle tue candide finestre, le fatiche terrene saranno ormai lontane e tu risplenderai tra le stelle in un concerto di armonia.
Ti abbraccio con tenerezza e ti auguro di essere finalmente felice nella melodia dell’universo! Ora, hai un meraviglioso paio d’ali!
Giò
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Ho conosciuto la prof.sa Paola Canale in quei due anni in cui ho insegnato all’ITI. dal 1999 al 2001, prima che fossi assegnato ad altri incarichi presso la Direzione regionale. Lo scorso anno al mio rientro all’Istituto Quintino Sella, ho ritrovato con piacere molti ex colleghi. Ma gli impegni e la crisi pandemica ci han tenuti lontani. Però la prof.sa Canale tornava spesso alla mia attenzione, citata frequentemente nelle riunioni dello staff di presidenza, e mi era chiaro come fosse divenuta – in questi ultimi vent’anni – una figura di riferimento tra i docenti del Quintino Sella. Certamente per l’esperienza e maturità professionale, ma ancor più per quelle qualità umane dell’ “essere insegnante”, capace di coniugare severità e fermezza – frutto della passione per la disciplina insegnata – con una grande sensibilità ai propri allievi, ancor più verso chi aveva difficoltà nell’apprendimento della sua disciplina.
La sua dedizione, l’impegno profuso e il valore nell’ attività di insegnamento è stato testimoniato più volte dai suoi allievi, i quali hanno vissuto con trepidazione la sua lunga malattia con la speranza di rivederla presto in classe. Anche mio figlio – che fu suo allievo e da anni lavora all’estero – è stato informato dagli ex compagni, e mi ha chiesto notizie. Un’insegnante che resta nei bei ricordi di scuola dei suoi studenti vive per sempre.
La scuola perde con Lei un riferimento importante, una figura dedita al trasmettere a chi gli è stato vicino serenità e sapere, quel sapere che viene elargito con dedizione e perseveranza, paziente per chi ha difficoltà nell’apprendimento. Che ci sollecita tutti all’impegno, anche in onore della sua memoria.
(Marcianò Giovanni)
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CIO’ CHE UNISCE ANCHE QUANDO TUTTO SEMBRA DIVIDERCI: PER LA NOSTRA CARA PAOLA…
Era la fine di febbraio, l’inizio di marzo 2020 e, in fretta e furia, nella più totale imprevedibilità della situazione, il nostro primo pensiero riguardò gli studenti: come aiutarli, come portare avanti l’anno scolastico, come contattarli, che cosa fare praticamente? Noi insegnanti, in quattro e quattr’otto cercammo delle soluzioni a cui mai avremmo pensato prima, le mettemmo in pratica, a volte in modo pioneristico, altre volte con più consapevolezza, animati dalla ferma volontà che neanche il Covid avrebbe potuto fermare la forza del sapere.
Di lì a poco i ragazzi tornarono a salutarci, certo da uno schermo, ma riuscivamo a vederci, ci confrontavamo e si faceva il possibile per dare una parvenza di normalità a ciò che di normale non aveva proprio nulla. Quei colleghi che per anni si erano incontrati tra le pareti scolastiche e che avevano formato dei Consigli di Classe anche solidi e continuativi, durante la chiusura forzata non vennero divisi, semmai si unirono maggiormente: l’appuntamento era on line, una, due volte a settimana, chi ne sapeva di più lo metteva a disposizione degli altri, chi scopriva qualche interessante stratagemma tecnologico lo insegnava, chi preparava materiali li condivideva, in un’atmosfera di totale armonia che mai, forse, avevamo sperimentato nella nostra “precedente normalità”. Strano, vero? Quando tutto parlava di isolamento, noi ci stavamo avvicinando sempre più!
È in questa occasione che ci siamo resi conto di come fosse stata una fortuna, esserci incontrati, avere avuto la possibilità di lavorare insieme e di come umanamente e professionalmente, ognuno di noi dava e riceveva allo stesso modo, uno scambio tra persone consapevoli del proprio ruolo e della propria responsabilità. La scuola, in fin dei conti, è questo: interazione umana, condivisione, scambio, confronto tra tutti i soggetti coinvolti.
È in questa occasione che ci siamo resi conto, se mai ce ne fosse stato bisogno, di come fosse stata una fortuna, avere conosciuto Paola.
Paola fu la prima a tirarsi su le maniche e ad inventare un nuovo modo di proporre le lezioni e a condividerlo con i compagni d’avventura, più che colleghi. Non era altro che una conferma: lei è sempre stata pronta a confrontarsi e a mettersi a disposizione per chiunque e in qualsiasi occasione, un punto di riferimento per coloro che hanno avuto il privilegio di operare nelle stesse classi; indefessa lavoratrice, professionista preparatissima, precisa e corretta in ogni sua azione, ma con la capacità naturale di capire le singole situazioni umane e di farsene carico. Lavoro, lavoro e lavoro, questo era il suo mantra e i ragazzi che hanno avuto l’occasione di seguirla nelle sue lezioni hanno imparato cosa significa abnegazione, passione e serietà, il modello che dovrebbe essere la vera anima dell’insegnamento. L’ultima istantanea che abbiamo di Paola è agli Esami di Stato: lei già segnata dal dolore, ma sempre attenta e presente ad ogni singolo intervento dei ragazzi, fino all’ultimo nella sua scuola, una delle sue ragioni di vita. Ogni volta che riuscivamo a chiacchierare, era lei ad infondere coraggio a noi, lucida e caparbia, pronta a lottare, animata di speranza, forse, in cuor suo conscia del suo destino. L’anno scolastico è proceduto, fin da settembre, con il pensiero fisso a lei, era come muoverci tra le aule e gli schermi con un’ombra di malinconia e tristezza che accompagnava tutte le nostre azioni: non avere più Paola accanto a noi era come essere orfani.
Vogliamo sognare: immaginiamo il Preside Franco che ti accoglie con il suo affettuoso sorriso e che ti dice: “Signora, finalmente, veda, abbiamo alcune questioni di cui parlare. Lei sa che nel momento nel quale…” e, con il tuo rassicurante sorriso, tornerai con lui ad occuparti della scuola, contenta di accontentare tutti con il solito buon senso e la forza della straordinaria umanità che ci hai regalato in questi meravigliosi anni. Nulla potrà dividerci, e sarà nostra cura continuare ad approfondire il solco che tu hai segnato, una strada sicura per noi, i tuoi amici di sempre, e per i ragazzi, i tuoi discepoli di sempre.
“[…] Una luce si fa nel dormiveglia
della mia vita.
Tutto è sospeso come un’attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.”
Camillo Sbarbaro
(Tutti i colleghi che ti hanno stimato e voluto bene.)
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La notizia è fatta di poche parole: la prof.ssa Paola Canale di 58 anni, insegnante di Matematica dal 1996 al Liceo Scientifico di Scienze Applicate del “Q. Sella” di Biella è deceduta all’alba delle ore 4 all’hospice dell’ospedale di Ponderano, dov’era ricoverata perché malata terminale di cancro.
Poi i numeri cedono all’umanità di una vita che continua nei ricordi. Quante stelle nel cielo e quante gocce d’acqua nel mare: l’infinito, per farsi riconoscere da tutti, trova sempre uno spazio in cui adagiarsi, come un quadro che trova pace dentro a una cornice. Quanti giorni in una vita che continua, quanti incontri, quanti progetti… quante amicizie, nate per caso e concluse senza un perché che possa almeno consolare. Paola Canale era una donna incorniciata nel quadro del suo lavoro, da cui non si staccava mai, al punto che, odiando farsi fotografare, di lei rimangono solo le labili immagini della memoria, ma ancorate a indelebili pennellate di grande umanità.
Studentessa da ultimo banco e da prima della classe, non amava apparire neanche allora, e solo la sua innata disponibilità la faceva emergere, pur non volendo, dalla sua sensibilità discreta, dalla sua timida dolcezza. Aveva fama di insegnante tosta, ma di quelle che conoscono e sanno trasmettere, di quelle che non tradiscono anche quando fanno star male, perché pretendono che si dia tutto per meritare tutto, di quelle che ottengono rispetto per l’impegno e l’onestà. Non era un caso se, con la discrezione che l’accompagnava e con la passione di cui era capace, si metteva a difesa dei suoi allievi, gli stessi che aveva maltrattato perché da loro pretendeva il massimo.
Era una mia collega: spesso ci incontravamo e salutavamo, per le scale e i corridoi, tra le carte in perenne movimento della vicepresidenza, scambiando qualche battuta di secondi, un sorriso al volo, momenti rubati alla perenne fretta di raggiungere le aule e gli studenti per le lezioni che lei preparava con una cura… matematica. Paradossalmente, siamo stati più vicini quando la malattia, che l’ha inghiottita con la crudeltà tipica del cancro, ci ha voluti distanti. È’ iniziato un gioco, fatto di messaggi e di battute, il cui punto di forza era il non lasciarsi abbattere, il difendere il sorriso contro ogni resa alla rassegnata depressione. Anche la speranza a volte può morire, ma lei l’ha tenuta in vita fino all’ultimo offuscato sguardo alla stanza d’ospedale, quando all’hospice, il suo corpo pallido e inerte ha salutato per l’ultima volta sua sorella e suo fratello, l’ultimo albore sulla sua terra amata. Tra noi è rimasta un’amicizia senza abbracci, un’assonanza senza voci o sguardi, forse una goccia d’acqua in più nel mare o una stella lontana, che ha ancora voglia di volare, bionda e sorridente, in un cielo senza malattie.
(Renato Iannì)