NON CHIAMATECI SNOB

Avevo avuto come un’intuizione rivelatrice, e un brivido di speranza: che forse non sei, non siete abulici, cioè al di sotto del mondo, ma snob, cioè al di sopra.

Snob di nuovo conio, che hanno fatto di necessità virtù.”

Michele SERRA, Gli sdraiati, 2013

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SNOB. Magari lo siamo davvero. Però è strana questa parola: SNOB. Un suono duro, ma morbido, onomatopeico. Una parola che, al tempo stesso, è difficile pronunciare e si scioglie sulla lingua.

SNOB. Ricorda un po’ questo mondo, arduo da descrivere e, al contempo, perenne oggetto di descrizione.

SNOB. Una parola che a suo modo è un controsenso, utilizzata per definire una generazione ricca di controsensi in un pianeta che è esso stesso un controsenso. Infinito e limitato. Ricco di lande inesplorate ma monotono e tedioso.

Controsensi che portano l’ambizione a scemare, lenta e delicata, ma inarrestabile come la goccia di acqua piovana che, continuando a cadere, alla fine solca la pietra.

Eppure, c’è ancora così tanto da scoprire, nell’universo, nella nostra galassia, sulla terra, e ancora: nella nostra città, nel corpo umano, addirittura in noi stessi.

Probabilmente vedere tutto questo come se fosse già stato notato, esplorato, studiato nei minimi dettagli ci limita. Probabilmente, anche lo spirito di avventura, di questi tempi è talmente inflazionato che si annulla, a poco a poco.

Tuttavia, non dovremmo limitarci sulla base di insulse presunzioni. Siamo fonte eterna di ignoranza e sapienza e popoliamo un mondo di faraoniche insidie e splendide opportunità.

Ciononostante, agli adulti non sembriamo capaci di abbattere muri, di scegliere la novità e l’invenzione. Forse non siamo ancora pronti per affrontare domande, a cui milioni di altri hanno già dato risposta, per aggiungere però qualcosa di nuovo e poter finalmente apprezzare la possibilità di rispondervi, contando solamente sulle nostre competenze e le nostre forze.

Forse non siamo ancora pronti per percorrere passo passo sentieri già tracciati, per proseguirli e lasciare anche una sola impronta su un suolo mai calpestato prima, per salire di un metro più in alto senza nemmeno essere sicuri di poter poi scorgere il panorama.

Da sempre l’ignoto affascina e spaventa, ma, quando pare inaffrontabile, è la paura a prevalere, è la paura che ci impedisce di sondare le oscure profondità dell’ignoranza per trasformarla in splendente conoscenza. 

Ma se la colpa è da attribuire solamente alla paura, se tutto ciò che cerchiamo – ma abbiamo paura di raggiungere- fosse in realtà a portata di mano, non più distante del pacco di biscotti nella dispensa? Ci sarebbero, allora, misteri a sufficienza per soddisfare le esigenze di una generazione intera, abbastanza monti impervi da scalare, vette vergini da conquistare!

Abbiamo, quindi, davvero tutti una possibilità, sebbene le generazioni precedenti ci abbiano insegnato che questo mondo ha qualcosa da offrire soltanto ai migliori e forse stiamo soltanto aspettando che qualcuno ci illustri la strada verso la conoscenza, e magari, il successo perché nessuno di noi, da solo, sente di avere la peculiarità che il mondo ricerca.

Siamo tutti figli d’arte con la consapevolezza di essere ma non essere abbastanza, con le stesse insoddisfazioni e inadeguatezze dei nostri predecessori

Nessuno di noi sente di appartenere a una cerchia di eletti, anche il più egocentrico degli individui ha dei dubbi sulle proprie abilità. Ci rivediamo fin troppo facilmente, tutti quanti, nel medesimo post su Instagram, per avere qualcosa di unico, esclusivo.

Non riusciamo a sentirci adeguati perché questa società ci sembra solo per pochi. Ma se quei pochi fossimo tutti noi? 

Pensate a cosa fanno Greta Thunberg, tanti Youtuber ea tutti gli altri il cui nome è noto fino ad arrivare alla bambina gitana, analfabeta che da sempre vive nella miseria. 

Cambierebbe qualcosa se capissimo di avere tutti delle qualità distinguibili, disparate e uniche, se capissimo di avere tutti un valore? Oppure il mondo è tanto critico e crudele con chi lo popola quanto lo siamo noi con noi stessi, come chi non ha ancora colto la propria bellezza e il proprio valore?

Forse sembriamo perennemente annoiati, privi di illusioni, ma anche di aspettative, ipercritici, e poco, forse per niente, ambiziosi, solo perché dobbiamo imparare a guardare alle nostre possibilità, a essere meno cinici e più caparbi. 

Però, smettetela di chiamarci SNOB.

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Mila Biasetti, 3°F LS.SA

ph. by Spatango