Etimologie: permettere e concedere

Buongiorno, amici del giornalino e bentornati al nostro appuntamento con le etimologie: oggi andremo a analizzare le sfaccettature di due parole molto simili tra loro nel significato, quali permettere e concedere.

Permettere si compone, come è evidente, dalle parole per e mettere (parola che non deve trarci in inganno: poco ha a che fare infatti con il suo omografo italiano, ma deriva dal verbo mitto, mittis, misi, missum, mittere che in latino vuol dire “spedire”, “inviare”, “lasciar andare”).  Un per o in alternativa un con all’inizio di un verbo, invece, la maggior parte delle volte prende il nome di particella rafforzativa: effettivamente non influiscono in maniera sostanziale sul significato del verbo che accompagnano (in questo caso, appunto, mittere), ma lo intensificano. Quindi permettere vuol dire proprio “lasciar andare”, con un’accezione rafforzativa. Immaginiamo di essere un padre di famiglia e di apprendere la volontà di uno dei nostri figli di abbandonare la casa in cui è cresciuto: ecco che in quel caso noi gli permetteremmo, appunto, di allontanarsi, forse a malincuore, forse sicuri, che quel “lasciare andare” faccia parte del percorso di tutti.

Un diverso discorso merita la parola concedere, anch’essa facilmente scomponibile in due parti: con e cedere; la prima, nuovamente con valore rafforzativo (ma potrebbe anche significare “insieme”), accompagna l’infinito del verbo cedo, cedis, cessi, cessum, cedere, che, tra gli altri, assume anche il significato di “cedere”, appunto, “lasciare”, “allontanarsi”, “essere inferiore a”. Ecco che il significato di questo lemma è presto detto: letteralmente “lasciare”, “abbandonare” una posizione ferma riguardo un qualche argomento, in favore di qualcun altro, che magari avendo delle vedute un po’ più larghe delle nostre, farà della nostra concessione un’opportunità di profitto comune, appunto con, “insieme”.

Tornando a permettere, c’è un altro verbo, questa volta differente nel significato ma simile nella scrittura, che è promettere; che cosa significa? Anch’esso è facilmente scomponibile in due parti, come sempre preposizione + verbo: la prima è pro, una preposizione che nel passaggio all’italiano è andata perduta (se non come prefisso nelle parole che compone, come prossimo, proporre o promettere, appunto), che deriva dall’omografo latino pro, a sua volta derivato dall’omofono greco πρό, il cui significato spazia da “a vantaggio di” (da cui deriva l’espressione arrivata fino a noi pro loco, lett. “in favore del luogo”), a “prima, davanti a”; la seconda parte del verbo, invece, è il già incontrato mettere, che nuovamente altro non è che l’italianizzazione del verbo di prima mitto, che questa volta assume il significato di “mandare, spedire”. Insomma, che cosa vuol dire questo verbo? Letteralmente “mandare avanti”, e a ben pensarci, non è forse una promessa qualcosa che “spediamo” come una sorta di assicurazione a qualcuno, prima di compiere effettivamente l’atto che stiamo promettendo? Due sposi novelli che promettono di amarsi per sempre, altro non stanno facendo che inviare all’altro un messaggio: “Io ti amerò per sempre.”, ma di certo ancora non lo possono aver fatto: a dar loro ragione, sarà solo il tempo.

KEVIN ROMA 4C LS.SA.M.