Questione in sospeso, atto II



Quando Anna aveva accettato di partecipare alla gara dei cento metri (anche se incapace di correrne dieci), solamente per non essere bocciata per colpa di Educazione fisica, non si era di certo aspettata di trovare il fantasma più cocciuto del mondo.  

Francesca, o perlomeno il fantasma di Francesca, cercava ormai da 20 anni di vincere la competizione, anno dopo anno si allenava giorno e notte per riuscire finalmente a vincere. 

La particolarità dei morti è che quelli che passano a miglior vita con un obbiettivo inconcluso finiscono per rimanere sulla terra finché non riescono a portarlo a termine. Francesca non riusciva a passare “il velo” tra la nostra dimensione e la loro perché era morta poco prima di partecipare alla competizione. Triste.  

In ogni caso essere capace di vedere tali casi persi è meno interessante di quello che si pensi. “Con grandi poteri arrivano grandi responsabilità”, regalava ad Anna l’obbligo morale di aiutare queste “persone”, ma come è possibile aiutarle?  

La risposta breve è che non ci sono risposte, non esiste una formula magica o un protocollo da rispettare, e anche se ci fosse, Anna non potrebbe mai conoscerlo, considerando che è molto probabilmente l’unica persona sulla terra capace di tale stregoneria, e anche se non lo fosse, cercare su internet “persone che vedono i morti” la porterebbe a video palesemente ritoccati e a psicopatici.  

L’unica cosa possibile è cercare di togliere un po’ di agonia a tali creature, cercare su internet i loro cari per vedere se sono ancora vivi e perlomeno sapere se sono diventati serial killer o meno, cercare di spiegare a quelli più confusi cosa stia succedendo, oppure ascoltare la loro storia.  

Anna aveva deciso per l’ultima opzione ed era per quello consapevole della situazione. “È impossibile non riuscire a vincere una gara dopo essersi allenati per vent’anni. Quando muori il tuo fantasma è l’esatta copia del tuo cadavere, quindi non puoi modificare la tua corporatura quando il tuo corpo smette di cambiare, puoi allenarti per altri vent’anni, non diventerai più veloce”.  

Anche se un po’ troppo insensibilmente, Anna aveva spiegato a Francesca la situazione perfettamente. Dopo poche ore, la gara ebbe inizio e anche se era infondata, nel cuore di Anna c’era un po’ di speranza per Francesca. Le ragazze si misero in posizione e iniziarono a correre dopo il segnale. Quelli furono i 15 secondi più patetici nella storia dell’uomo: il fantasma sembrava correre in slow-motion da quanto era lento. Francesca si posizionò settima nella classifica (non ufficiale per ovvie ragioni) e quella fu l’ultima volta che Anna la vide. La ragazza tornò a casa con una strana amarezza in bocca e con la consapevolezza che alcune persone non possono essere aiutate. 

Eleonora Givone (4°F LSSAM)
Martina Romano (4°C LSSAM)