VACANZE STUDIO DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO

 

Quest’estate, in agosto, io e altri otto ragazzi, accompagnati dal prof. Enrico Bellincioni e dal suo collaboratore Davide, abbiamo affrontato il nostro viaggio più lungo per essere ospitati in Australia dall’Adelaide High School. Arrivati a destinazione, studenti e insegnanti ci hanno a poco a poco introdotti nel loro mondo, fatto di guide a sinistra, di caffè incredibilmente lunghi e di distanze che per loro non sono mai… distanti. La prima settimana è stata un’occasione per socializzare con i nostri coetanei, che, al di là delle particolarità sopracitate, hanno di diverso da noi solo lingua e cultura.

Nelle successive due settimane, fatte di turismo puro, abbiamo ammirato tanti canguri, ma purtroppo pochi koala perché l’outback non è la loro casa; ci siamo avvicinati a un’echidna, con i suoi aculei più spessi di quelli di un istrice; abbiamo rincorso una famiglia intera di emu; non abbiamo visto nessuna lucertola, nessun ragno, ma tanti leoni marini (Kangaroo Island ne è piena). Pinguini? Uno, solitario, che nuotava vicino alla riva. Abbiamo incontrato anche gli aborigeni, alcuni occidentalizzati, altri intenti a preservare i loro costumi. Siamo rimasti incantati dall’Ayers Rock, che è molto più grande di quanto si immagini, dal  Mount Olga e dal Kings Canyon, meno famosi ma dalla stessa bellezza mozzafiato. Per una settimana abbiamo dormito per terra e all’aperto affrontando con coraggio l’inverno di luglio che passa dai 3 ai 30 °C in poche ore.

Oltre alla zona desertica, arida e caratterizzata dalle notevoli escursioni termiche, abbiamo visitato le città, il cui monumento più antico ha poco più di 200 anni! Notevole è Coober Pedy, la città dell’opale nell’outback australiano, dove i bianchi vivono in case scavate nella roccia e gli aborigeni no, in quanto nella loro cultura questo è un tabù;  con  nervi saldissimi realizzano quadri con il retro del pennello e, per questo, le loro opere d’arte non sono economiche!

Gli australiani, insomma, sono gente semplice e alla mano, schietta e sempre ospitale. Hanno pochi piatti tipici: il canguro, cucinato in molti modi diversi; dolci prelibatezze quali i Tim Tam, biscotti altamente cioccolatosi, e la pavlova, una torta di meringa, crema e frutta; il miele di Kangaroo Island sembra fondere la forza di quello nostrano con l’esotismo dei fiori locali.

Infine Sydney, che può sembrare grigia, ma non è neutra: l’Opera House è suggestiva sia di giorno sia di notte; l’Harbour Bridge è un buon punto panoramico, perfino senza la scalata che costa un occhio della testa;  Manly Beach è il paradiso dei surfers di qualsiasi livello; la Tower Eye offre una vista magnifica di tutta la città, a tutte le ore. I suoi abitanti non sono assillati dalla fretta delle altre grandi città e hanno la premura di ricordarti che bisogna guardare a destra prima di attraversare la strada, con tanto di scritta bianca sull’asfalto ad avvertire gli incauti!

L’Australia cambia completamente chi la vive fino in fondo: al ritorno è come avere una cicatrice che non è visibile se non a un occhio attento, sebbene il portatore la avverta con prepotenza. Certe cose non si possono riassumere in tremila battute: ci vorrebbe un libro di trecento pagine……

 

Martina Masserano IV A CMB CBAAustralia, Uluru, Ayers Rock jpg AdelaideAHS