Un giorno al Cottolengo.

“Un giorno al Cottolengo. La ricchezza umana dell’incontro con la fragilità”

Biella, marzo 2016 – Anche quest’anno alcune classi dell’I.I.S. “Q. Sella” aderiscono al progetto “Un giorno al Cottolengo”: a partire da febbraio e ogni quindici giorni, dalle 9 alle 4 del pomeriggio, cinque classi del Liceo delle Scienze Applicate, del Liceo Sportivo e dell’Istituto Tecnico, all’interno della struttura toccano con mano la fragilità e soprattutto ne apprezzano la ricchezza.

 Ogni incontro si apre con l’accoglienza del direttore don Aldo, del dottor Luciano Caser e di suor Carla. Don Aldo illustra la storia dell’istituzione nata come ospedale a Torino nel 1835, ad opera  di san Giuseppe Benedetto Cottolengo e poi trasformata,  negli anni successivi, nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, destinata a dar ricovero a coloro dei quali le famiglie non potevano (o volevano) occuparsi.

Il dottor Caser si sofferma sugli aspetti più attuali della disabilità, sulla necessità di combattere l’emarginazione del disabile e di abbattere i muri che isolano il cosiddetto “diverso”. Le attività  successive sono volte a conseguire in concreto questo obiettivo: i ragazzi con naturalezza e spontaneità coinvolgono gli ospiti della struttura (e viceversa) in giochi e “competizioni” dove davvero le differenze si annullano nel comune divertimento.

Dopo la visita della struttura in compagnia delle fisioterapiste e il pranzo nel refettorio, giunge il momento della riflessione; la visione del video I dieci comandamenti girato al Cottolengo di Torino, che ha come protagonisti don Andrea e Vito (ospiti l’anno passato all’auditorium di Città Studi, in occasione della giornata conclusiva del progetto), stimola gli studenti  a esporre le loro considerazioni sull’esperienza vissuta.

 

Ci aspettavamo un ambiente triste e cupo, popolato da persone malinconiche e deboli. Ci siamo invece trovati di fronte a uomini e donne che sembrano più felici della gente cosiddetta “normale”. Noi nella vita ci facciamo tanti problemi e spesso non siamo in grado di apprezzare ciò che abbiamo la fortuna di avere” questa la riflessione più ricorrente a cui suor Carla aggiunge: “Ci convinciamo che la felicità consista nell’efficienza, ma a volte ci scontriamo con una realtà che ci disillude: allora capiamo che star bene non significa prevalere su qualcun altro, ma semplicemente stare con qualcun altro”.

 

Terminato il ciclo di incontri, così come l’anno scorso, le singole classi prepareranno  lavori multimediali che saranno presentati al pubblico in data ancora da definire.

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