“La gioia di raccontare arriva da un posto” – intervista a Linda Tugnoli 


Quando leggiamo un libro, ci perdiamo nella storia, affezionandoci ai personaggi e spesso ci dimentichiamo di pensare a chi ha creato tutto ciò. Un po’ come se fosse tutto in grado di esistere da sé.

Ebbene, io ho avuto il piacere di parlare con uno di quei nomi stampati sulle copertine: Linda Tugnoli, autrice, oltre che regista di documentari, di due romanzi dedicati alle indagini del giardiniere Guido intitolati Le colpe degli altri e L’ordine delle cose.

Durante la nostra chiacchierata, le ho posto diverse domande che si concentrano di più sulla scrittura che sulla produzione di documentari e, dato che ha preferito non prepararsi nulla, ecco qui le sue risposte sincere.


  • La scrittura è sempre stata il suo “piano A” o in passato ha pensato anche ad altre professioni?

Diciamo che già alla tua età, scrittura e lettura erano due grandi interessi della mia vita; la scrittura in particolare era, in parte, un sogno. È poi successo che ho trovato lavoro in un altro campo; comunque c’è una connessione con la scrittura, anche se la stesura di un documentario non è come quella di un libro. Non lo definirei, dunque, il mio “piano A” in quanto sono arrivata a una certa età prima di potermi permettere un tentativo simile.

  • Al di là della scrittura vera e propria di un libro, quali sono le fasi successive che lo portano alla pubblicazione?

È un’esperienza molto soggettiva: personalmente ho dovuto riscrivere il libro infinite volte prima della sua pubblicazione – il che non mi è dispiaciuto perché mi piace immergermi nella storia che sto scrivendo, mi diverto. La stessa casa editrice mi ha chiesto di sistemare delle parti o di riscriverle e anche l’editor è andato a correggere lo scritto. Quindi direi che per me la riscrittura è il processo che poi porta un libro alla pubblicazione.


  • Quali motivazioni l’hanno spinta maggiormente a superare delle difficoltà?

È una bella domanda… ti direi la sincera verità: non ci sono state difficoltà. Scrivere, quando ho cominciato a farlo, mi ha dato talmente tanto che è diventato per me una fonte di benessere, perché la scrittura è come un hobby gratis. Non sto dicendo che sia facile perché ho anche mandato il manoscritto a più case editrici che non hanno risposto, ma non mi sentirei di dire che ho affrontato delle vere e proprie difficoltà. Lo definirei un percorso bello dall’inizio alla fine.

  • Una mia personale difficoltà è quella di non riuscire a concentrarmi su un singolo progetto, capita mai anche a lei?

Guarda, lo definirei un confronto generazionale. Chiaramente per te è un esubero di energie che, alla tua età, abbondano e “desiderano” fare una cosa e poi l’altra in modo scomposto. Il tempo insegna a essere più rigorosi, più selettivi ed è proprio la vita che porta a questo processo un po’ cinico; quindi, non sento di avere il problema della dispersione.

  • Dove trova l’ispirazione?

Ovviamente c’è tanto che ci circonda, però trovo che alla mia età la si trovi più interiormente che esteriormente, perché le impressioni esterne non hanno più lo stesso effetto di quando avevo la tua età. Per i miei due libri, in realtà, è stato un luogo, la Valle Cervo. Ti confesso che la parola ispirazione mi spaventa, per cui, se vogliamo dire proprio da dove arrivi la gioia di raccontare, in questo caso arriva da un posto.


  • Quali sono i suoi libri preferiti?

Non mi piace definirmi una scrittrice ma posso ben dire di essere una lettrice con la L maiuscola. Leggo da quando ho imparato a leggere e non ho mai smesso, quindi, i libri che ho amato sono davvero tanti… posso dire di aver amato tantissimo Jane Austen, tanto che, finiti i suoi pochi romanzi, quasi mi veniva da piangere.

  • Le capita mai di rileggere un suo testo e di desiderare di poter riscrivere qualcosa diversamente?

Ti faccio questa confessione: io non rileggo mai quello che è stampato. Mentre leggo con enorme piacere quello su cui sto ancora lavorando, non ce la faccio assolutamente a leggere quello che non posso più riscrivere. Difatti non ho nemmeno mai aperto la prima pagina dei miei due libri pubblicati.

  • Chi sono le prime persone a cui fa leggere qualcosa che ha scritto?

Inizialmente, quando ancora non pensavo all’eventuale pubblicazione, non ho fatto leggere niente a nessuno perché quasi mi vergognavo e non volevo dare fastidio con il narcisismo del “ti faccio leggere quello che ho scritto”. Mio marito, che è praticamente un hacker, incuriosito, ha preso il mio computer e ha letto tutto diventando il mio primo lettore.

  • Che consigli darebbe a chi vuole fare della scrittura una professione?

Come ti ho già detto prima, non mi definirei una vera e propria scrittrice. Direi che, innanzitutto, bisogna crederci fin da subito, più di quanto abbia fatto io, che quasi non me lo sono permessa. Vivere solo di scrittura è oggettivamente molto difficile, anche perché a differenza di altri lavori questo non ha basi solide; tenersi un altro lavoro è sempre meglio e contemporaneamente si può spaziare in altri campi della scrittura come il giornalismo. La fortuna gioca anche un ruolo fondamentale, non è sempre questione di talento. Il mio consiglio è però quello di tenere i piedi in due staffe.

  • Può parlarmi un po’ dell’ultimo libro che ha pubblicato?

È un classico seguito del primo: il protagonista rimane questo investigatore giardiniere di nome Guido al quale capitano cose strane. Segue un po’ le caratteristiche del romanzo di genere, per cui la vicenda, ambientata negli anni ‘80, si apre con il ritrovamento del cadavere di una donna al quale seguono poi le indagini. Sono presenti dei personaggi già citati nel primo libro – come il commissario siciliano trasferito a Biella da Agrigento – e altri che invece vengono introdotti per la prima volta. Si crea una cerchia po’ più larga di persone tra le quali si nasconde l’assassino, che il lettore di diverte a trovare.


  • Quali sono i suoi progetti futuri?

Già come per il mio primo libro, ho partecipato al concorso di scrittura Io Scrittore, vincendo il quale, mi è stato possibile pubblicare il cartaceo del mio romanzo. Essendo un po’ pazza, ho partecipato nuovamente a questo concorso con un piccolo libro che è un fantasy per ragazzi e, fantasticamente, l’ho anche vinto. Quindi tra poco dovrei iniziare a lavorare su questo progetto che verrà poi pubblicato e che è totalmente diverso da quello che ho fatto finora.


Poter parlare con Linda è stato un onore per me, oltre che un’esperienza estremamente piacevole che ci terrei a ripetere, perché mi ha dato consigli e informazioni preziose.

Mi ha aperto gli occhi anche sui concorsi di scrittura che non mi erano mai passati per la testa. Dopo essermi informata meglio, mi sentirei anche io di dire a chiunque che, come me, prova un immenso piacere nella scrittura di provare a mettersi in gioco.

Si dice che uno su mille ce la fa e Linda Tugnoli ci è riuscita, non ha mai smesso di provarci e, chissà, magari il prossimo che ce la farà sei proprio tu che stai leggendo.


Martina Romano, 4°C LS.SA